Insieme a forte Buso, compone lo sbarramento delle Valli di Fiemme e Fassa, concepito in seguito alla rinuncia da parte dello Stato Maggiore austriaco di costruire la cintura fortificata del Primiero e della Bassa Valsugana (1881-1882). Nel 1883 il Colonnello Julius Vogl individuò la nuova linea difensiva all’altezza di Paneveggio da una parte e presso Moena dall’altra.
Forte Dossaccio doveva garantire il controllo del Passo del Valles e della valle del torrente Travignolo, nonchè un’eventuale penetrazione del nemico all’Alpe di Lusia.
Costruito fra il 1886 e il 1900 a 1838 m di quota sul monte omonimo, forte Dossaccio era una casamatta a pianta pentagonale costruita in conci di porfido accuratamente lavorati e calcestruzzo. Lungo tutto perimetro la fortificazione era protetta da un fossato profondo frontalmente circa sei metri e due sulla gola, nonché da fasce di reticolati profonde 12 metri. Il fossato frontale era protetto da un cofano in calcestruzzo che accoglieva un gruppo di mitragliatrici, mentre una galleria (poterna) collegava un’opera avanzata e la torre dove si trovavano tre riflettori, alimentati da un gruppo elettrogeno a benzina. Un campo esterno di reticolati con profondità di 12 metri serviva per la difesa ravvicinata.
Il forte era stato dipinto in grigio-verde per garantirne il mimetismo.
Era dotato di tre osservatori corazzati; l’armamento consisteva in 4 obici da 10 cm in cupola corazzata, 4 cannoni da 12 cm in casematte di pietra con scudo corazzato e 12 mitragliatrici. La guarnigione poteva raggiungere quasi 200 soldati.
Il forte era autosufficiente, con magazzini, depositi, alloggi, condotti di aerazione che permettevano il ricambio dell’aria all’interno; poco distante dal fossato di gola vi era un bacino per la raccolta dell’acqua piovana. Il forte disponeva inoltre di un collegamento ottico-telegrafico e telefonico con i forti Buso e Moena, nonché con la centrale telefonica di Predazzo e San Martino.
Il forte fu rimodernato nel 1912, ma già nel 1915 venne disarmato perché ritenuto già obsoleto e i suoi cannoni spostati all’aperto, nelle vicinanze.
Il progetto di recupero della Provincia autonoma di Trento ha previsto un restauro conservativo finalizzato a preservare la “stratigrafia della rovina”. Gli ambienti interni sono stati sottoposti ad un’operazione di consolidamento e di conservazione dei segni materici e antropici. Sono stati parzialmente ricostruiti in parte i pavimenti lignei rimossi dai recuperanti dopo la guerra. È in corso di realizzazione un percorso di vista interno ed esterno, che permette al visitatore di conoscere la storia del forte e la vita al suo interno.
Il forte non è ancora aperto al pubblico ed è visitabile solo esternamente.
Circuito dei forti
L'opera fa parte del Circuito dei forti.
Come raggiungerlo:
Forte Dossaccio si raggiunge seguendo due itinerari alternativi.
Da Predazzo si imbocca la strada che porta al Passo Rolle, dopo aver superato località Bellamonte, si prosegue fino alla diga di forte Buso (lago di Paneveggio), si parcheggia poco dopo sulla sinistra in località Val dei Buoi. Si segue il vecchuio tracciato che collegava forte Buso con forte Dossaccio. Il forte si raggiunge in circa 1,30 min.
In alternativa si può seguire la strada forestale che sale da Paneveggio, dove si trova il Centro visitatori del Parco.
Bibliografia
- Nicola Fontana, K.u.K. Werk Dossaccio. Storia di un forte corazzato di montagna (1886-1915), Quaderno n. 4, Parco Naturale di Paneveggio Pale San Martino, 2003
- Il recupero dei forti austro-ungarici trentini, a cura di Morena Dallemule e Sandro Flaim, PAT, 2014