Forte Dossaccio

Forte Dossaccio

L’itinerario ci porta a visitare forte Dossaccio, realizzato alla fine dell’800 dall’esercito austro-ungarico. L’opera costituiva il sistema difensivo tra la val di Travignolo, protetta dal forte Buso, e il passo San Pellegrino, difeso dal forte di Someda. Forte Dossaccio doveva garantire il controllo del passo Valles e della valle del Travignolo, nonché la difesa da un’eventuale penetrazione italiana all’Alpe di Lusia.

Prima di intraprendere un’escursione invitiamo a verificare sempre le condizioni del tracciato da percorrere presso le Aziende di Promozione Turistica e sul sito della SAT Società Alpinisti Tridentini.

ITINERARIO
L’escursione parte dal Centro Visitatori del Parco Naturale di Paneveggio – Pale di San Martino, raggiungibile in automobile attraverso la strada statale n. 50 che da Predazzo porta a passo Rolle. Nei pressi dell’ampio parcheggio parte una strada forestale, che in pochi minuti ci conduce ad un bivio. Superato l’incrocio con il sentiero che conduce alla malga e ai laghi di Bocche, si prosegue tenendo la sinistra fino ad una spianata verdeggiante chiamata “Pian delle Carigole” (1.680 m). Qui durante la guerra un reparto di truppe italiane fu annientato dai cannoni austro-ungarici posizionati nei pressi di forte Dossaccio.
Oltrepassato il pianoro e la baita, utile rifugio in caso di maltempo, si arriva al bivio con il sentiero che scende a Bellamonte e forte Buso. Noi proseguiamo restando sulla sinistra e saliamo di qualche centinaio di metri fino a raggiungere il forte (1.838 m).

La costruzione venne edificata dal comando austriaco tra il 1886 ed il 1900, come si può ancora leggere su una pietra scolpita posizionata all’interno dell’ampio fossato. La posizione su cui sorge il forte è strategica: lo sperone roccioso permetteva di controllare tutta la valle del Travignolo e la strada che da passo Rolle scendeva verso Predazzo. La struttura è a pianta pentagonale su due piani; realizzata in porfido e calcestruzzo, venne dipinta in grigio-verde per garantirne il mimetismo. Il forte era protetto lungo tutto il perimetro da un fossato; frontalmente la difesa era affidata a un cofano in calcestruzzo munito di mitragliatrici e ad un campo di reticolati profondo 12 metri. Una galleria faceva da collegamento con un fortino avanzato, dotato di tre riflettori alimentati da un gruppo elettrogeno a benzina. L’armamento era composto da quattro obici da 10 cm collocati in cupole girevoli corazzate, quattro cannoni posti in casematte di pietra con scudo corazzato, e dodici mitragliatrici. Il forte era dotato anche di tre osservatori corazzati. Il forte era completamente autosufficiente per quanto riguardava l’approvvigionamento idrico, fornito da un bacino per la raccolta dell’acqua piovana; disponeva di magazzini, depositi, alloggiamenti per le truppe e condotti di aerazione per il ricircolo dell’aria. Un collegamento otticotelegrafico e telefonico lo teneva in costante contatto con i forti Buso e Someda. Al suo interno poteva ospitare una guarnigione di circa 200 soldati.
La fortezza, rimodernata nel 1912, venne presto giudicata superata e già nel 1915 venne disarmata e declassata a falso bersaglio: nelle cupole, al posto dei cannoni, vennero inseriti tronchi d’albero che simulavano le canne degli obici. Le artiglierie vennero trasferite all’aperto, nelle vicinanze del forte.

Per informazioni:
Azienda per il Turismo della Valle di Fiemme
Ufficio Informazioni Predazzo tel. 0462 501237
www.visitfiemme.it


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