L’invasione del Belgio e lo sforzo britannico

di Alessandro Chebat

Il 4 agosto le truppe tedesche varcarono la frontiera belga inanellando una serie di brillanti vittorie. In molti a Berlino erano certi di una vittoria rapida. Il Deutsches Heer sembrava inarrestabile, tuttavia esso non aveva calcolato la volontà di resistenza del Belgio e l’intervento britannico.

Il 4 agosto 1914 le divisioni tedesche di Otto von Emmich, comandante dell’armata della Mosa, violarono la frontiera belga per aprirsi un varco attraverso la valle dello stesso fiume e irrompere nelle pianure a nord delle Ardenne, cogliendo così le armate francesi alle spalle. La città di Liegi con i suoi dodici forti costituiva l’unico grande ostacolo all’avanzata delle truppe di von Emmich. Le prime fortificazioni furono investite il 5 agosto. Una brigata tedesca riuscì a penetrare tra alcuni forti e a occupare la città. Tuttavia il grosso delle fortificazioni continuava a resistere, infliggendo dure perdite agli avversari. Le guarnigioni riuscirono a opporsi agli assedianti fino al 16 agosto, quando l’arrivo dei mortai da 420 mm permise ai tedeschi di aver ragione dei difensori. L’apparire delle artiglierie pesanti con i loro effetti devastanti, rappresentò la prima grande novità della guerra. 
Con la caduta di Liegi aveva inizio la “battaglia delle frontiere. L’esercito belga, nell’impossibilità di difendere Bruxelles, si ritirò dietro i forti di Namur e Anversa. Il 20 agosto le truppe tedesche occuparono la capitale belga e lo stesso giorno iniziò l’assedio di Namur che si sarebbe protratto fino al 25. Sia sull’ala destra che sulla sinistra le truppe alleate cedettero il passo alla superiorità tedesca. In Lorena l’offensiva francese fu arrestata dalle difese germaniche. Vistosi minacciato a nord l’alto comando francese inviò truppe in aiuto degli esausti belgi. Queste furono però duramente battute a Charleroi e sulle Ardenne.

Nonostante le grandi vittorie la tabella di marcia dell’esercito tedesco subì dei rallentamenti che permisero alla British expeditionary force (BEF) di prendere posizione e schierarsi sul continente. Inizialmente destinata a sostenere l’offensiva francese in Alsazia e Lorena, la BEF fu dirottata nel Sud del Belgio, subendo il battesimo del fuoco a Mons, il 24 agosto, dove 70 mila inglesi si opposero a circa 150 mila tedeschi. La dura resistenza dei soldati professionisti inglesi inflisse dure perdite agli avversari permettendo al grosso dell’armata francese di ritirarsi verso la linea difensiva sulla Marna. Questo primo scontro confermò che alla lunga l’addestramento inglese non poteva avere ragione della superiorità numerica tedesca

Infatti, in caso di guerra, i piani originari inglesi prevedevano un uso intensivo della marina e l’invio di un corpo di spedizione di 100 mila uomini come appendice all’armata francese impegnata in Alsazia e Lorena. Le truppe britanniche dovevano perciò avere un ruolo di sostegno al più numeroso esercito francese. Tale impostazione risentiva del processo di europeizzazione delle forze armate inglesi nel corso dei primi anni del ‘900. La Gran Bretagna disponeva tradizionalmente di un piccolo esercito regolare, ben addestrato e in fase di ampliamento da 80 a 160 mila effettivi, più quasi 300 mila inquadrati nel Territorial Army (la riserva). Tuttavia esso rappresentava una minaccia limitata se impiegato allo stesso modo degli eserciti di leva francese e tedesco, che contavano invece su numeri molto più elevati. Perciò se da un lato, grazie al processo di europeizzazione, l’esercito si era allineato qualitativamente alle migliori truppe europee, dall’altro rimaneva quantitativamente insufficiente per reggere l’urto delle armate tedesche.

La notevole influenza del pensiero militare francese, che poneva grande enfasi nel culto dell’offensiva e nell’aggressività del soldato (élan), spinse i comandi inglesi ad abbandonare la tradizionale mobilità delle forze assicurata dalla Royal Navy, per optare su un approccio più continentale alla guerra. Indicativa di tale situazione fu la proposta presentata da Lord Roberts al consiglio di guerra nei primi giorni del conflitto. L’ipotesi avanzata prevedeva uno sbarco di Royal marines in Belgio per investire il fianco del fronte d’attacco tedesco. La proposta fu bocciata in quanto la Gran Bretagna si era oramai impegnata a fornire sostegno all’attacco francese lungo le frontiere tedesche. Il nuovo comandante in capo, Lord Kitchener, aveva tuttavia compreso che il conflitto appena scoppiato sarebbe durato anni, ed avrebbe richiesto più dei 100.000 effettivi della BEF. Fu così varato il cosiddetto Kitchener’s army, che prevedeva la formazione di 70 divisioni su base volontaria. I primi giorni del conflitto furono caratterizzati da grande entusiasmo ed euforia per la guerra, con lunghe file agli uffici di reclutamento. Tuttavia va sottolineato come alla base di questo fenomeno vi fosse un sistema denominato Derby Scheme ideato da Lord Stanley che prevedeva l’iscrizione volontaria degli abili alle armi nelle liste di reclutamento e la loro mobilitazione solo qualora fosse ritenuta necessaria. 

Il sistema ebbe grande successo nel settembre del ’14, quando affluirono oltre 460 mila volontari. Tuttavia, già nello stesso mese dell’anno seguente, tale cifra si era ridotta a circa 71 mila arruolamenti. Il Derby Scheme andò definitivamente in crisi a partire dal 1916, quando gli arruolamenti crollarono fino a raggiungere la cifra di zero volontari nel luglio 1917. Di conseguenza, con il Military Service Act del 1916 si decise di introdurre la coscrizione obbligatoria. Con una miscela di volontari e di coscritti e uno sforzo senza precedenti, dagli 80 mila uomini del maggio 1914, l’esercito britannico sarebbe cresciuto fino ai quasi 5 milioni di effettivi nel 1918. 


Gallery

Lo schizzo a sinistra mostra un punto di osservazione che i belgi avevano installato in cima al campanile della cattedrale di Lovanio. 
A destra: la cattedrale di Anversa, lasciata intatta dai tedeschi nonostante l'uso militare da parte delle forze belghe.<br>[AAVV, La Grande Guerra illustrata, Georg Stilke, Berlin; AAVV, Großer Bilderatlas des Weltkrieges, Bruckmann, München, 1915]
Mentre la propaganda dell'Intesa descrive i soldati del Kaiser come barbari, la propaganda tedesca mostra alcuni soldati tedeschi che danno da mangiare ai bambini belgi in un sobborgo di Anversa.<br>
[AAVV, La Grande Guerra illustrata, Georg Stilke, Berlin; AAVV, Großer Bilderatlas des Weltkrieges, Bruckmann, München, 1915]

Testimonianze

I franchi tiratori

Si definiscono “franchi tiratori” quei combattenti irregolari che, privi di uniforme, effettuano azioni di disturbo verso l’esercito combattente. Si tratta di civili, o di soldati sbandati, ai quali il diritto di guerra non riconosce lo status di combattente.
Già nella guerra franco-prussiana del 1870-71 civili francesi avevano preso le armi per attaccare le truppe prussiane alle spalle o in modo considerato non consono alle tradizioni militari. La mobilitazione dei civili francesi era frutto della tradizione rivoluzionaria e repubblicana. I comandi prussiani considerarono i franchi tiratori come un grave pericolo perché imprevedibili e non riconoscibili.
L’esperienza fatta nel 1870-71 lasciò un segno profondo in Germania, determinando una diffusa paura – quasi paranoica – verso qualsiasi reazione dei civili in Belgio. Ogni minima minaccia al regolare andamento delle operazioni militari veniva percepita come un pericolo molto grave, provocando reazioni del tutto spropositate: incendi di interi villaggi, rappresaglie su civili inermi.

Da un ordine del generale von Moltke, 12 agosto 1914
“D’ora in poi qualunque persona senza uniforme che non abbia un motivo giustificato e riconoscibile per prendere parte agli scontri armati dovrà essere trattato come qualcuno che agisce aldifuori della legge internazionale. Se prende parte in qualsiasi modo agli scontri armati, se interferisce con le comunicazioni germaniche nelle retrovie, taglia fili telegrafici, provoca esplosioni, insomma: partecipa in qualsiasi modo a un’azione di guerra senza permesso. Egli verrà trattato come un francotiratore e sarà immediatamente fucilato sul posto, secondo la legge marziale”.

Dal diario di un soldato tedesco, 19 agosto 1914
“Sentiamo dire che le nostre pattuglie di cavalleria vengono ripetutamente prese a fucilate nei villaggi. Numerosi poveri commilitoni hanno così perso la vita. Disgraziati! Un proiettile onesto in un’onesta battaglia – sì, così si dona il proprio sangue per la patria. Ma essere presi a fucilate da dietro un cespuglio, dalla finestra di una casa, da un fucile nascosto dietro un vaso di fiori, no! Questa non è una bella morte per un soldato!”

Testimonianza di Otto Hahn
“Il battaglione a cui mi unii come Offiziersstellvertreter si era appena mosso verso il fronte occidentale. Di volta in volta, particolarmente nella prima metà di agosto, si manifestò negli uomini un certo nervosismo per i cecchini belgi. La vista di un mulino a vento era sufficiente ad innescare la diceria che i belgi trasmettevano messaggi in codice attraverso la posizione delle vele. I preti cattolici erano i principali sospettati di trasmettere questi messaggi segreti. 
Durante la nostra pacifica avanzata vidi un sottufficiale del mio plotone fare pratica con il suo fucile contro un  uomo che stava correndo, lontano da noi.
Gli chiesi perché lo stesse facendo, e la sua risposta fu: “E’ uno di quei cecchini belgi, ha gettato la sua divisa e sta cercando di allontanarsi”. Come prova mi mostrò una casacca in un fosso, dove poteva essere lì da giorni”.

Un giornalista olandese del giornale “De Tijd” scrive da Liegi
“La furia pazza si è intensificata in modo considerevole a seguito delle accuse su terribili mutilazioni commesse da belgi ai danni di soldati terdeschi, a cui si dice abbiano tagliato i nasi, le orecchie, i genitali ed altro. Queste voci sono così persistenti che alla fine anche nei paesi neutrali si crede che queste cose siano davvero avvenute con frequenza”.

Dalla lettera di un ufficiale, pubblicata sulla “Deutsche Tageszeitung”
“Dobbiamo mettere a ferro e  fuoco tutti i villaggi e tutte le città in cui entriamo, come abbiamo fatto ieri, perché i civili sparano ai soldati mentre passano. Ieri dei civili hanno sparato alla nostra fanteria dalla chiesa di X. E hanno fatto fuori quasi la metà di una compagnia di coraggiosi soldati. Civili sono stati catturati subito e fucilati, e il villaggio è stato ridotto in cenere. Una donna nascondeva la testa tagliata di un ufficiale degli ulani. È stata catturata e costretta a tenere in mano la testa mentre veniva fucilata. I miei grandi soldati sono pieni di coraggio. Ardono dal desiderio di vendetta”. 

Da un dispaccio inviato dal maggiore von Bassewitz relativo a incidente a fuoco nel villaggio alsaziano di Freiburg
“La scorsa notte sono stati esplosi numerosi colpi. Non è stato dimostrato che i cttadini del villaggio abbiano ancora in possesso delle armi. Né si è potuto provare che la popolazione abbia preso parte al fuoco. Al contrario, è inevitabile ritenere che ad aprire il fuoco siano stati dei soldati tedeschi, sotto l’influenza dell’alcol e timorosi, in modo incomprensibile, di un attacco nemico. La condotta dei soldati, la notte scorsa,con poche eccezioni è stata assolutamente riprovevole”.

Bibliografia
I brani sono tratti dal libro di J. Horne e A. Kramer, German Atrocities 1914. A History of Denial, New Haven – London, 2001, pp. 94 ss.
La testimonianza di Otto Hahn è tratta da Lyn Macdonald, 1914-1918: Voices & Images of the Great War, Michael Joseph, London, 1988.


Link

http://www.1914-1918.net/derbyscheme.html
http://www.h-net.org/reviews/showrev.php?id=10090
http://www.icsm.it/articoli/ri/pianibelgio1914.html

 


Letture

Ian F. W. Beckett, A Nation in Arms: A Social Study of the British Army in the First World War, Manchester, Manchester U. P., 1985
Barbara W. Tuchman, I cannoni di agosto, Milano, Bompiani, 1998
Stéphane Audoin-Rouzeau, Jean-Jacques Becker, Antonio Gibelli, La prima guerra mondiale, Vol. 1, Torino, Einaudi, 2007