I Dardanelli

di Alessandro Chebat

Voluta dal primo lord dell’ammiragliato Winston Churchill, la campagna dei Dardanelli fu una delle più terribili battaglie della Grande guerra. La speranza che una folgorante vittoria decidesse rapidamente il conflitto si scontrò con la logica della mitragliatrice, delle trincea e degli attacchi frontali.

Nella notte tra il 19 e il 20 dicembre del 1915 le ultime truppe dell’Australian New Zeland Army Corps (ANZAC) furono evacuate dalla baia di Suvla. Australiani e neozelandesi concludevano così la lunga e tragica epopea sulla penisola di Gallipoli
Le operazioni erano iniziate a febbraio con un pesante bombardamento navale che aveva ridotto al silenzio le artiglierie costiere turche. Scopo dell’attacco era conquistare i Dardanelli e indurre alla resa l’Impero ottomano che pur militarmente debole costringeva gli alleati a disperdere numerose forze su fronti minori. Al contempo il controllo degli stretti avrebbe permesso l’apertura di una rapida via di rifornimento per la Russia, in cronica crisi di armamenti.
Già in questa fase la forza di invasione subì un duro colpo con la perdita di tre corazzate che urtarono contro mine posate lungo la costa. L’idea iniziale di conquistare gli stretti con le sole forze della marina e dei suoi fanti fu ben presto abbandonata in favore di una grande operazione anfibia.
L’azione fu organizzata con superficialità e con un numero relativamente ristretto di uomini a causa della priorità assegnata al fronte occidentale. Il 25 aprile un contingente misto inglese, francese, australiano e neozelandese sbarcò sulle coste attorno a Gallipoli. A pregiudicare dall’inizio la buona riuscita delle operazioni vi fu la totale mancanza dell’effetto sorpresa, giacché i vertici inglesi avevano pubblicizzato il concentramento delle forze di invasione in Egitto. Ora, ad attenderli, vi erano 84 mila soldati turchi formati dalle migliori truppe disponibili, ben armati e dotati di ingenti rifornimenti.
Nonostante ciò, quando i primi contingenti della Mediterranean Expeditionary Force (MEF) presero terra non incontrarono particolare opposizione, tanto che in pochi giorni 75 mila uomini erano pronti ad attaccare le posizioni turche. Inspiegabilmente tale situazione favorevole non fu sfruttata da Sir Ian Hamilton, comandante della MEF, il quale assunse un atteggiamento attendista: le truppe già a terra rimasero inattive sui punti di sbarco, senza nemmeno consolidare con apprestamenti difensivi le teste di ponte conquistate. Tale leggerezza fu aggravata dalla bassa considerazione che i vertici militari britannici nutrivano nei confronti dei turchi: il Ministro della Guerra, Lord Kitchener, definiva l'offensiva dei Dardanelli come "una crociera nel Mar di Marmara". Al contrario, lo stallo delle operazioni fu sfruttato dal comandante delle forze ottomane, il tedesco Otto Liman von Sanders il quale organizzò i primi contrattacchi concentrando le proprie forze nelle aree più a rischio.
Uno di questi settori era la zona antistante la baia di Gaba Tepe, dominata dai rilievi del Sari Bair Range tra cui spiccano Chunuk Bair, Baby 700, Battleship Hill e Hill 971. Qui era previsto un attacco in forze da parte dell’ANZAC, tanto che già nelle prime ore del mattino erano stati sbarcati ottomila australiani. Ad opporsi vi erano solo tre battaglioni di fanteria turchi, rinforzati da una batteria di cannoni. A sei chilometri dalla baia si trovava invece il grosso delle forze di riserva, altri otto battaglioni e tre batterie d’artiglieria, comandate dal giovane e ancora sconosciuto Mustafà Kemal
 

Comprendendo l’entità dello sbarco e l’importanza delle alture, Kemal andò incontro all’ANZAC con tutte le forze disponibili. Il contingente turco giunse sul crinale del Chunuk Bair alle 10 del mattino bloccando in breve tempo le avanguardie australiane impegnate nella risalita del monte. Fu a questo punto che iniziò la battaglia che avrebbe condizionato il resto delle operazioni. In sole sei ore di combattimento l’ANZAC perse oltre duemila uomini, stabilendo un fronte precario e discontinuo a ridosso della costa ed esteso per due chilometri quadrati. Pesanti anche le perdite tra le truppe turche che tuttavia riuscirono a stroncare sul nascere i progressi dell’ANZAC. Anche nel settore di capo Helles gli sforzi anglo-francesi contro il villaggio di Krithia, caposaldo delle difese ottomane, fallirono con forti perdite da entrambe le parti. Nonostante i ripetuti e sanguinosi assalti andava ormai delineandosi una linea di fronte che non avrebbe subito variazioni fino al ritiro del corpo di spedizione. Come sul fronte occidentale, anche nei Dardanelli si dimostrò l’impossibilità per la fanteria di piegare difese avversarie ben predisposte e dotate di mitragliatrici e artiglieria. 
Per uscire dall’impasse il 10 agosto fu tentato un nuovo sbarco nella baia di Suvla dove 1500 soldati turchi, poi sostenuti da truppe di rinforzo, respinsero l’attacco portato da circa 25 mila soldati alleati. Ugual sorte ebbero i tentativi dell’ANZAC di superare il Sari Bair Range: il fronte rimase immobile mentre la percentuale di perdite raggiunse livelli spaventosi. Giovani, inesperti e non preparati ad una guerra moderna e piena d'insidie, i soldati dell’ANZAC con inutili ma ostinati attacchi si guadagnarono il rispetto degli inglesi, che finora li avevano considerati come soldati di scarso valore. 
A fronte delle continue richieste di rinforzi da parte dello staff di Hamilton, il governo britannico reagì esonerando il generale: la campagna dei Dardanelli andava concludendosi in un completo fallimento. È indicativo che l’unica operazione condotta con successo fu la ritirata, svoltasi senza intoppi e perdite. 
Durante la campagna si erano avute circa mezzo milione di perdite tra alleati e forze turche. I caduti furono oltre 110 mila, divisi in misura eguale tra i due schieramenti. L’ANZAC chiuse la campagna con oltre 35 mila morti, feriti e dispersi su circa 78 mila australiani e neozelandesi sbarcati a Gallipoli. L’epopea dell’Australian New Zeland Army Corps, divenuta simbolo del patriottismo australiano e neozelandese, viene ricordata ogni 25 aprile in occasione dell’ANZAC Day.


Gallery

Corazzata "Cornwallis" che bombarda il villaggio di Krithia per proteggere l'avanzata dei corpi da sbarco inglesi [AF MISGR, Le Miroir, n. 78 (1915)]
Fotografia del "Bouvet" dopo aver urtato una mina [AF MISGR, Le Miroir, n. 74 (1915)]

Testimonianze

Voci da Gallipoli

Rispetto al Fronte occidentale, le operazioni a Gallipoli coinvolsero un numero relativamente limitato di truppe, per un breve periodo, circa un anno. Tuttavia, le truppe turche e alleate, furono impegnate in una feroce battaglia per pochi chilometri quadrati di terra, in trincee spesso separate da poche decine di metri l’una dall’altra. Nonostante l'esito disastroso, le operazioni nei Dardanelli rappresentato un vero e proprio mito fondativo per Australia e Nuova Zelanda, le cui truppe erano state concentrate nell’ANZAC. Il sacrificio di questi soldati, spesso volontari e caduti a migliaia in combattimento o per malattia, ha contribuito a creare uno spirito nazionale nelle giovani nazioni dei Dominions.

Genesi di Gallipoli
Memorandum di Lord Hankey, Segretario del Consiglio di Guerra

L’imprevista impasse generatasi sul fronte occidentale ci spinge a considerare la problematica di dover trovare altri sbocchi per l’impiego effettivo di quelle grandi forze, delle quali saremo in grado di disporre in pochi mesi.
L’esperienza delle ultime offensive alleate in questo teatro, durante le ultime settimane, sembra indicare che qualsiasi avanzata debba essere lenta e costosa. Catturare una singola linea di trincee richiede giorni, le perdite sono molto pesanti, e spesso il nemico recupera il terreno perduto già nei giorni successivi, oppure è in grado di rendere il terreno conquistato impossibile da tenere.
Visti sulla mappa i guadagni sono insignificanti e apparentemente non proporzionati allo sforzo sostenuto e alle perdite subite. Per di più l’avanzata è talmente lenta da permettere al nemico di preparare nuove linee dietro a quelle esistenti, così da compensare le trincee perse.
Non ci sono ragioni per supporre che le prossime posizioni nemiche possano essere conquistate con il solo peso dei numeri. Quindi tutto ciò che può essere fatto con le nuove armate gettate in Francia è di estendere le nostre linee e liberare più truppe francesi per un attacco in un momento più favorevole. Ma è certo che esista un momento più favorevole e che i francesi vogliano più truppe?
La Germania forse può essere colpita più efficacemente e con effetti più duraturi per la pace attraverso i suoi alleati e in particolare attraverso la Turchia. Si presume che nel giro di pochi mesi noi potremmo dirottare tre corpi d’armata (…) verso una campagna contro la Turchia, senza mettere in pericolo le posizioni in Francia. Questa forza unita a Grecia e Bulgaria, dovrebbe essere sufficiente a catturare Costantinopoli.

Lo sbarco a Gallipoli: Gaba Tepe
Padre Eric Green
Cappellano militare

[…] Sbarcai a Gaba Tepe (ANZAC) nell’oscurità e nella pioggia. Eravamo su una chiatta stretti come sardine. Mano a mano che ci avvicinavamo alla spiaggia proiettili e Shrapnel cadevano intorno a noi.
A terra vi era un’indescrivibile confusione. Nella stretta striscia di sabbia, non più ampia di 30/40 piedi, con di fronte delle falesie, […] gli uomini correvano in ogni direzione. Truppe che sbarcavano, truppe che marciavano verso ovest, truppe che marciavano ad est, uomini carichi di razioni, muli e cavalli stretti tra viveri e botti di acqua, barellieri che giungevano con feriti e moribondi.
[…] In meno di mezz’ora iniziò il mio lavoro, e andò avanti fino alle tre del pomeriggio. Non avevo un momento di respiro: un moribondo e ferito dopo l’altro. Avevo solo il tempo, se l’uomo era cosciente, di ascoltare la sua confessione e il suo pentimento, dargli l’assoluzione, consolarlo, che un altro uomo implorava la mia attenzione. Poveri ragazzi, con ferite di ogni tipo, sfigurati e intrisi di sangue argilla e sporcizia, in molti casi irriconoscibili […]. Essendo stato catapultato all’improvviso in questa valle di sofferenza e morte, e nel bel mezzo di essa, difficilmente realizzai il terrore delle cose, non c’era tempo per pensare, ma solo fare ed agire in modo da poter dare aiuto.
Spettacoli che in tempi normali avrebbero sconvolto chiunque, venivano ignorati con pragmatica indifferenza; un ragazzo di Heileybury, neanche diciannovenne, che sembrava fosse addormentato, stava piangendo e chiamava sua madre.

Caos e trincee a Gallipoli
Capitano T. A. White, Australian Imperial Force
13° Battaglione A. I. F.

Alba, 25 aprile [1915]
Suoni sinistri ed emozionanti in lontananza. Sapevamo tutti che i nostri compagni della Prima divisione erano là, e tutti iniziavamo ad essere impazienti di unirci a loro. Passando Capo Helles potevamo vedere la battaglia e il bombardamento del villaggio di Sedd-el-Bahr. Alle 4:30 abbiamo gettato l'ancora al largo dell’Anzac Cove. (...)
Il punto di raccolta del battaglione era sul pendio di Ari Burnu e da lì, all'alba della mattina successiva, bagnati da una pioggia triste che era caduta da mezzanotte, ci siamo spostati in colonna nella Monash Valley. Sdraiati nella macchia ci arrivavano proiettili da tutte le direzioni. Durante la mattina sciami di Turchi che si lanciavano all’attacco furono bombardati dalle nostre corazzate, costringendoli a dividersi in piccoli gruppi di tre o quattro e avanzare rapidamente per brevi tratti così da minimizzare le perdite.
In questo modo, nonostante le perdite elevate, essi divennero presto travolgenti. Per tutto il giorno perdemmo molti compagni e i barellieri furono continuamente occupati. In alcuni momenti il rumore era assordante. Ordini sempre più contraddittori giungevano da ogni dove, e ci preoccupavano molto. Un ufficiale della Prima Brigata, completamente esausto e snervato da 30 ore di combattimento, si alzò in piedi e agitando due revolver urlava “cinque colpi rapidi e caricate”. […] 
Entrambi gli schieramenti stavano cercando di trincerarsi ad un quarantina di yarde l’uno dall’altro sulla stessa cresta, ogni tanto il lavoro di scavo veniva interrotto per stare in allerta, le nostre posizioni erano così precarie che al nemico sarebbe bastato spingere indietro di poche yarde le nostre sottili linee per ributtarci a fondovalle. Ma i nostri uomini erano così solidi che ogni iniziativa turca fallì. Per tutto il pomeriggio fecero cariche su cariche. Il sergente Shapley […] saltò sul parapetto, seguito dal suo plotone, caricarono verso la boscaglia con le baionette innestate, urlando Imshi Imshi e dopo ogni carica, nonostante i nemici, continuava a incitare.

Brillamento di una mina a Gallipoli
Generale Sir William Birdwood

Molte settimane prima, in vista di un nuovo grande assalto attraverso il Nek (una stretta cresta montuosa sulla penisola di Gallipoli ndr). Nella valle di Legge fervevano i lavori di scavo di un tunnel che passava sotto le trincee turche attraverso il Nek, e che fu caricato con tre tonnellate e mezzo di Ammonal. Ad un certo punto, dopo che l’ultimo uomo aveva lasciato la trincea, il tenente Caddy azionò la mina. Ci fu un’esplosione gigantesca. Dal ponte dell’incrociatore vidi un’eruzione che poteva rivaleggiare con quella del Vesuvio.
L’intera area fu illuminata e nel bagliore potevano essere viste scure figure di uomini scagliati in aria.
Nello stesso momento scoppiò una violenta fucileria lungo la linea delle trincee turche, evidentemente in attesa che l’attacco si scatenasse. Fucili e cannoni spararono febbrilmente per ore, anche se non c’era un singolo uomo nelle nostre trincee. I nervi dei nemici erano molto logorati e ci consolava guardarli mentre sprecavano un mucchio di munizioni contro le nostre trincee vuote.

L’evacuazione dell’ANZAC

SEGRETO
0/424
Quartier generale
VIII° corpo d’armata
30 dicembre 1915.

Memorandum.
Principi generali
1. L'evacuazione della posizione di CAPO HELLES si svolgerà in una data molto vicina che verrà notificata a tutti gli interessati, non appena selezionata...
Durante il primo periodo […] tutti gli uomini malati o deboli e tutti I materiali superflui, trasporti, scorte, forniture e munizioni saranno rimossi, lasciando solo quelli sufficienti a mantenere un presidio minimo delle nostre posizioni attuali per un periodo di una settimana ...
Il periodo finale durerà 48 ore, durante la prima notte tutto il personale e il materiale verranno rimossi in base a quanti possono essere rimossi dalla marina in una notte ...
I cannoni da 15 pollici di ogni gruppo continueranno a sparare a un ritmo normale fino all'ora notificata per la loro distruzione.
Distruzione del materiale.
[…]
(A). Distruggere tutte le armi, nelle loro posizioni attuali e in spiaggia. Se viene emesso l’ordine di distruzione ogni cannone deve essere fatto saltare in mille pezzi, così da impedirne l'uso al nemico, anche come trofeo...
Un metodo che è suggerito e che può essere effettuato con poca preparazione è di riempire la canna del cannone con sacchi di sabbia, caricare con proiettili ad alto potenziale e fare fuoco per mezzo di un tratto di cavo telefonico, l’uomo incaricato di sparare deve essere al coperto […]. 
[…]
Ritardi.
Qualsiasi precauzione deve essere presa per evitare ritardi, o agli uomini di essere lasciati indietro, ogni distaccamento o gruppo devono essere controllati prima dell'imbarco...
H.R.S. Massy,
Capitano, RA, Staff Officer, 8° Corps, RA.

Captain T. A. White, 
13° Battaglione, 
Australian Imperial Force

Il nemico era eccezionalmente tranquillo, un fatto che suscitava sospetti. Ad ognuno dei 170 "duri a morire" fu data una carta che mostrava l'orario per la sua partenza e una mappa per il percorso. [...] L'aria della notte era diventata gelida, e il piccolo gruppo di osservatori non aveva cappotti né coperte per scaldarsi. Sembrava incredibile che l'evacuazione era effettivamente in corso dietro di loro, con tutti i movimenti così silenziosi. Negli ultimi giorni molti avevano visitato le tombe dei compagni per l'ultimo saluto, una lacrima o una preghiera.
I nostri quattro ufficiali "duri a morire" avevano trovato grande difficoltà nella scelta dei loro uomini. Praticamente tutti gli uomini si erano offerti volontari. Diversi supplicarono più e più volte. "Sono stato con voi per tutto il tempo e voglio vedere la fine". [...]
La notte del 18, 125 uomini del battaglione partirono. Dalle otto di quella sera alle otto il prossimo, tutti gli orologi furono sincronizzati ogni ora. […] Alle 05:00 di Domenica, 170 uomini [...] partirono. […]. Alle 9.15 Marks prese altri 100 uomini, incluso l’ufficiale medico. Alla loro partenza si allontanarono tra calorose strette di mano, silenziosi applausi e sussurri come "Salute" e "Buona fortuna". Ora c'erano meno di 4000 uomini dell’Anzac contro 170.000 turchi. [...]
Ora iniziava il momento più ansioso. Per oltre quattro lunghe ore una cinquantina di uomini del 13° e 16 ° tenevano un fronte che avrebbe dovuto essere tenuto da più di una brigata. La quiete si sentiva. In altre notti era possibile camminare attraverso le trincee ì e fumare con i compagni, ma ora lunghi tratti erano completamente deserti. Per passare il tempo, i pochi che non erano di guardia distruggevano quel poco materiale che era rimasto come fucili, pentole, vanghe, e seppellendo le bombe. [...]
Alle 01:50 del 20 Twynman partì con dieci uomini. Ora non c'era connessione tra i tre piccoli gruppi là fuori e la spiaggia. Alle 2, Gardiner, con dieci uomini, ha lasciato il suo posto solitario sull’estrema sinistra; alle 2.05 Murray è partito con le sue due mitragliatrici pesanti e i serventi. Ford ei suoi quattro uomini scesero dal parapetto e occuparono una buca per avere una visuale più ampia; ciascuno con due fucili e un mucchio di bombe, decisi a vendere cara la pelle in caso di attacco. Si potevano ancora sentire i turchi rafforzare il loro filo spinato in lontananza.
[...]
Gli ultimi dieci minuti sembravano ancora più a lunghi. […] Cinque uomini facevano il lavoro di una brigata. Finalmente - 2.15. Strisciarono indietro verso la trincea. Un ultimo sguardo verso la terra di nessuno. Un turco piantava un palo nel terreno gettando del filo spinato per ostacolare l’Anzacs. Alcuni colpi crepitavano in lontananza alla loro destra. Arbusti rachitici sembravano nemici striscianti verso di loro. Si buttarono giù nella trincea. Attorno alle baie, nelle profonde trincee e attraverso gole strette ancora qualcuno girovagava. Le trincee solitarie e I canaloni furono presto lasciati alle spalle e il mare scintillante e che si stagliava di fronte. Ford riferì all’ufficiale anziano: “Gli ultimi della IV° brigata” si sono imbarcati su un trasporto che li ha portati, poco prima dell'alba, verso Lemno.

Bibliografia:
Lyn Macdonald, 1914-1918: Voices & Images of the Great War, Michael Joseph, London, 1988


Biografia

Winston Spencer Churchill

Winston Spencer Churchill nacque il 30 novembre del 1874 a Woodstock, figlio di lord Randolph Henry Spencer Churchill, fu importante uomo politico conservatore. Churchill frequentò l’accademia militare di Sandhurst, fu corrispondente dal Sud Africa in occasione della guerra Boera, poi dall’Afghanistan e dall’India. In Sudan partecipò alla guerra contro i Dervisci, distinguendosi nel reggimento Ussari durante la battaglia di Omdurman. Approdò in politica nel 1900 entrando nel partito conservatore, per poi spostarsi in quello liberale nel 1906. Nel 1908 fu presidente del Board of Trade e tra il 1910 e il 1911 fu ministro degli interni. Ricordato come uno dei protagonisti della vittoria alleata nella seconda guerra mondiale, in realtà egli ebbe un importante ruolo anche nella Grande Guerra
Allo scoppio della prima guerra mondiale Churchill occupava l’importante carica di Primo Lord dell’Ammiragliato; era cioè responsabile politico della Royal Navy. Il 5 agosto del 1914 si recò ad Anversa dove raccolse la richiesta di aiuto del Belgio ordinando l’invio di tremila fanti di marina. Per spezzare l’impasse della trincea diede l’avvio al programma di sviluppo del carro armato, finanziato coi fondi della Royal Navy. Come altri membri del governo Churchill era convinto dell’impossibilità di una soluzione della guerra sul fronte occidentale e della necessità di un forte sostegno militare alla Russia.
Tra l’agosto e il settembre del 1914 le forze russe erano state battute a Tannenberg e sui Laghi Masuri: l’invasione della Prussia orientale si era conclusa con una grave disfatta per le armate zariste. Esse avevano perso una notevole quantità di equipaggiamenti, tra cui 500 cannoni, che non potevano essere sostituiti a causa delle ridotte capacità industriali della Russia. Con l’impero zarista in difficoltà, l’ingresso nel conflitto dell’Impero Ottomano complicò ulteriormente la situazione. La Russia, incapace di sostituire i materiali persi, necessitava di notevoli rifornimenti da parte degli alleati occidentali, tuttavia la chiusura del Bosforo lasciava come unico passaggio la lunga rotta attraverso la Siberia. 
Nel novembre del 1914 ebbero inizio le operazioni ottomane nel Caucaso. I Russi pur riuscendo a bloccare gli attacchi e ad uscire vittoriosi in diversi scontri, erano sottoposti a una notevole pressione su più fronti. Il 2 gennaio 1915 il granduca Nicola, comandante delle truppe russe nel Caucaso, sollecitò Kitchener a mettere in atto un’operazione diversiva che alleggerisse la pressione turca sulle armate russe. Di fronte all’impossibilità di inviare truppe Kitchener progettò un’operazione navale dimostrativa contro i Dardanelli, al fine di colpire le uniche due fabbriche di munizioni dell’impero ottomano. 
Winston Churchill convinse Kitchener ad intraprendere un’operazione più ampia, con lo sbarco di un forte contingente a Gallipoli, che si sarebbe dovuto impossessare degli stretti. Originariamente il piano prevedeva uno sbarco simultaneo sull’isola di Borkum nel Mare del Nord e un attacco agli Stretti; tuttavia di fronte alle difficoltà sopravvenute, si decise di limitare le operazioni ai soli Dardanelli. 
Nel complesso la funzione strategica che Churchill conferiva all’operazione dei Dardanelli andava ben al di là dell’apertura di una via di rifornimento per la Russia, ma abbracciava l’intero conflitto. Il colpo inferto dalla perdita di Costantinopoli avrebbe convinto l’Impero ottomano alla resa, eliminando il fronte caucasico e rendendo sicuri Suez e i giacimenti petroliferi in Persia. Nell’ottica di Churchill inoltre una maggiore presenza alleata nel Mediterraneo avrebbe spinto italiani e greci a rompere gli indugi effettuando un attacco concentrato all’Austria-Ungheria.
Lo sbarco a Gallipoli, troppo ambizioso per i mezzi impiegati, si scontrò con l’efficace difesa delle truppe turche, andando incontro ad un completo fallimento con gravi perdite: Churchill ritenuto l’unico responsabile del disastro fu costretto a dimettersi. Estromesso dal governo, egli si arruolò nell’esercito combattendo sul fronte francese, con il grado di maggiore, nei Royal Scots Fusiliers. Nel 1917, dopo che una commissione di inchiesta lo aveva assolto da ogni responsabilità per il disastro dei Dardanelli, assunse la carica di Minister of Munitions, occupandosi degli approvvigionamenti militari. Il suo appoggio allo sviluppo del carro armato e dell’aeroplano contribuì in maniera significativa alla vittoria britannica nel primo conflitto mondiale.

 


Link

https://www.britannica.com/place/Dardanelles 
http://alh-research.tripod.com/Light_Horse/index.blog?topic_id=1113739ttp://www.anzacsite.gov.au/h 
https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/anzac_australia 
https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/role_of_german_officers_in_the_gallipoli_campaign 
https://www.youtube.com/watch?v=nPcOqX-IVJQ&ab_channel=HistoryHit
http://www.awm.gov.au/


Letture

Alberto Caminiti, Gallipoli 1915. La campagna dei Dardanelli, Genova, Liberodiscrivere, 2008
Peter Stanley, Quinn's Post: Anzac, Gallipoli, Crows Nest NSW, Allen & Unwin, 2005
Edward J. Erickson, Gallipoli and the Middle East 1914-1918: From the Dardanelles to Mesopotamia, Londra, Amber Books Limited, 2011
Peter Hart, Gallipoli, Profile Books LTD, London 2011
Richard Van Emden, Stephen Chambers, Gallipoli: the Dardanelles disaster in the soldiers’words and photographs, Bloomsbury 2015