La guerra sottomarina tedesca

di Alessandro Chebat

Di fronte allo stagnare delle operazioni sul fronte di terra gli alti comandi tedeschi sfruttarono in maniera nuova e spregiudicata la moderna arma del sommergibile. Fu l’estremo tentativo della Germania di accorciare la guerra e cogliere la vittoria decisiva.

Nel primo decennio del ‘900 la Kaiserliche Marine, guidata dall’ammiraglio Alfred von Tirpitz e influenzata dalle teorie navaliste, si era impegnata a fondo nel portare la propria flotta d’alto mare a una forza paragonabile a quella della Royal Navy. Tuttavia agli esordi della Grande Guerra la marina tedesca era ancora pesantemente inferiore a quella britannica: alle 29 Dreadnoughts della Royal Navy, per un totale di 2.205.000 tonnellate, la Kaiserliche Marine poteva opporne solo 17, per complessive 1.019.000 tonnellate.
Nonostante la superiorità numerica, i vertici britannici vedevano nella flotta tedesca una grave minaccia alla propria supremazia sui mari. Fu così adottata una strategia che abbandonava la tradizione nelsoniana dello scontro decisivo, approdando all’approccio più indiretto della “flotta sempre all’erta”, schierata come una grande diga nella base navale scozzese di Scapa Flow. A loro volta i vertici della Kaiserliche Marine, consci dell’inferiorità della propria flotta e dell’impossibilità di cogliere di sorpresa un nemico costantemente in guardia, decisero di mantenersi su posizioni difensive, fedeli ai principi della fleet in being. La strategia tedesca mirava perciò a salvaguardare il più possibile la flotta d’alto mare nella speranza che i posamine e i sommergibili indebolissero quella inglese. Tutto questo nella convinzione che una rapida sconfitta della Francia e il blocco navale avrebbero rapidamente concluso il conflitto.
All’origine della passività tedesca nella guerra navale vi erano inoltre ragioni di natura geografica: il tratto costiero del Mare del Nord era profondamente frastagliato e protetto da isole fortificate che difendevano le basi di Wilhelmshaven, Cuxhaven, Bremerhaven, senza contare che i tedeschi potevano contare sul canale di Kiel, una straordinaria “porta di servizio” che metteva in comunicazione il Mare del Nord con il Baltico e il grosso della flotta.
Insieme a queste valutazioni le ridotte dimensioni, la difficile individuabilità e la capacità di svolgere rapidi attacchi per poi riparare nelle basi navali rendevano i sommergibili l’arma ideale da opporre allo strapotere britannico. Anche per queste ragioni nei primi mesi di guerra si segnalarono solamente alcuni scontri minori e non vere battaglie navali (Helgoland, Coronel, Falkland e Dogger Bank), così come gli attacchi dei sommergibili alle ben difese e veloci corazzate inglesi si rivelarono infruttuosi. 
Nel febbraio del 1915 tuttavia vi fu la svolta che mutò la guerra sui mari. Il conflitto, dopo la mancata vittoria in Francia, si apprestava ad essere lungo ed impegnativo e il rischio di uno strangolamento delle risorse economico-industriali della Germania era elevato. Fu così che la Kaiserliche Marine privò di ogni restrizione la guerra sottomarina che fino a quel momento aveva risparmiato il naviglio mercantile e neutrale, in particolare quello statunitense. Le acque intorno alle isole britanniche furono dichiarate “zona di guerra” e ciò significava che qualsiasi nave trovata in quell’area sarebbe stata affondata. 
La prima fase della guerra sottomarina, pur dando risultati modesti che lasciavano presagire ulteriori e più proficui sviluppi, rischiò di provocare un intervento degli Stati Uniti in guerra. Con l’affondamento del piroscafo Lusitania (7 maggio 1915), in cui perirono 123 cittadini americani, si innescò una crisi diplomatica tra USA e Germania che portò alla sospensione della guerra sottomarina indiscriminata (1 settembre 1915). 
Tale tregua era destinata a non durare. Dopo la battaglia dello Jutland (31 maggio 1916), con lo sfortunato tentativo della Hochseeflotte di sfidare la Grand Fleet britannica, la Kaiserliche Marine ritornò con maggior determinazione e mezzi più ampi al sottomarino. Inizialmente i sommergibili tedeschi colpirono soprattutto nel Mediterraneo al fine di non urtare gli interessi americani, tuttavia nel febbraio del 1917 la Germania proclamò nuovamente la guerra sottomarina senza restrizioni. Il rischio di un intervento statunitense in Europa fu infatti ritenuto trascurabile perché i vertici dell’esercito ritenevano di essere in grado di liquidare le forze alleate prima che i contingenti americani giungessero al fronte.
 

La pressione esercitata dai sommergibili sui rifornimenti inglesi fu tale che nell’aprile 1917 colarono a picco 852.000 tonnellate di naviglio mercantile: il 25% delle navi non faceva ritorno. Il protrarsi di una simile situazione avrebbe portato il Regno Unito al collasso, tuttavia le promesse degli ammiragli tedeschi di una rapida risoluzione della guerra “per strangolamento” erano ben lungi dall’avverarsi. 
Accanto al razionamento alimentare e all’aumento della produzione interna, il Regno Unito reagì posando campi di mine sempre più vicini alle coste tedesche, mettendo a punto aerei e navi antisommergibili, ma soprattutto adottò l’efficace sistema dei convogli navali facendo precipitare inesorabilmente il numero dei siluramenti. Nel giugno del 1917 gli affondamenti si erano ridotti a meno di duecentomila tonnellate ed entro la fine dell’anno la minaccia di un blocco dei rifornimenti era scongiurata. Nei primi mesi del 1918 le perdite di sommergibili erano ormai proporzionali ai danni arrecati al nemico: nel mese di maggio andarono perduti 14 sommergibili su 125 disponibili. 
Le ragioni della sconfitta vanno ricercate all’interno della stessa Kaiserliche Marine: l’uso intensivo del sottomarino non fu sostenuto da un numero sufficiente di equipaggi addestrati, pregiudicando il rendimento e il crollo nervoso degli uomini. Sommergibili e marinai furono presenti in numero troppo limitato rispetto all’entità del compito loro assegnato. Indicativo della mole di lavoro cui furono sottoposti è il caso del sommergibile U-35, comandato da Lothar von Arnauld de la Perière, che tra il marzo 1915 e il marzo 1918 affondò 546.707 tonnellate di naviglio alleato nel Mare del Nord e nel Mediterraneo, stabilendo un drammatico record rimasto insuperato.


Gallery

I sottomarini U35 e U52 nel mar Mediterraneo [AAVV, Der Weltkrieg in seiner Rauhen wirklichkeit 1914-1918, Justin Moser, München, s.d.]
Nave da guerra britannica durante una tempesta. 1915 [AAVV, Der Weltkrieg in seiner Rauhen wirklichkeit 1914-1918, Justin Moser, München, s.d.]

Testimonianze

Il dibattito tedesco sulla guerra sottomarina

Con il passare del tempo e quanto più diventava evidente che la guerra non sarebbe stata decisa da una grande vittoria terrestre, la guerra sottomarina assunse una crescente centralità, divenendo argomento di riflessione e di discussione tra gruppi dirigenti tedeschi. Nel febbraio 1916, in una lettera inviata al segretario di stato Zimmermann, il cancelliere von Bethmann-Hollweg esprimeva la propria preoccupazione circa la contraddizione fra l’inevitabilità di allargare e radicalizzare la guerra sottomarina e il crescere dei rischi di un coinvolgimento degli Stati Uniti d’America nella guerra.
In contrasto con le posizioni dei vertici militari e anche tralasciando del tutto l’opinione pubblica, è impossibile tenere la flotta dei sommergibili alla catena o limitarne l’azione solo al Mediterraneo. L’estensione della loro attività alle coste inglesi accentua ovviamente il rischio di un conflitto con gli Stati Uniti. Ma per come stanno le cose attualmente, dobbiamo tenere conto di questo pericolo. Il nostro compito è quello di cercare di ridurre nel modo più scrupoloso possibile le possibilità di conflitto e di tenerci aperta la strada per superare eventuali conflitti offrendo delle scuse o degli indennizzi, senza che si arrivi a una vera e propria rottura….    
1 Risparmiare senza eccezioni tutte le navi passeggeri americane…    
2 Risparmiare incondizionatamente le navi passeggeri inglesi, forse con l’esclusione di quelle armate…    
3 Risparmiare tutte le altre navi americane che vengano identificate come tali.
Senza ridurre in modo significativo l’efficacia della guerra sottomarina, la marina tedesca deve mettersi nelle condizioni di ridurre per quanto possibile le possibilità di scontro.
…In pratica, le cose dovrebbero essere organizzate in questo modo: i sottomarini inizieranno in marzo la guerra commerciale senza annunci ufficiali, ma tenendo conto delle disposizioni limitative. Se saremo in grado di provocare danni significativi all’Inghilterra e se le cose nei campi di guerra terrestri andranno bene, allora potremmo anche essere più cauti nel fermare navi neutrali nelle vicinanze delle coste inglesi. In fin dei conti, potremmo anche correre il rischio di una rottura con l’America; rischio che in ogni caso tanto più sarà ridotto quanto più migliorerà la nostra situazione sui vari fronti di guerra. Altrimenti, saremo costretti a fermarci e confidare nella buona fortuna, per essere riusciti a evitare fino a quel momento uno scontro con l’America
."

Carl Duisberg, esponente di primo piano della grande industria tedesca, in un intervento pubblico esprime il suo favore per la guerra sottomarina illimitata, il 13 gennaio 1917.
Ma adesso dovrà essere presa la decisione se possiamo mettere in campo l’arma più efficace della quale disponiamo, la freccia più acuminata nella nostra faretra. Miei signori, a questo proposito non possiamo più essere incerti o timorosi: anche i sottomarini debbono finalmente essere messi in campo. Ho la massima fiducia nel comando supremo e nel nostro comandante supremo, che daranno finalmente il via alla guerra sottomarina illimitata.
Potremo sconfiggere il nostro principale nemico, il nostro più duro contendente, l’Inghilterra, solo se lo colpiremo nel suo centro nervoso e al cuore. Anche su questo oggi non intendiamo discutere. Anche questa faccenda è nelle mani più sicure. E’ infatti affidata a un uomo che gode della piena fiducia di tutto il popolo tedesco: Hindenburg
."

Estratto dal testo consegnato dall’ambasciatore tedesco a Washington, Johann von Bernstorff, al governo americano per giustificare l’avvio della guerra sottomarina illimitata, il 31 gennaio 1917
Da due anni e mezzo l’Inghilterra usa la propria potenza navale in un tentativo criminale di costringere la Germania a sottomettersi affamandola. Nel brutale disprezzo della legge internazionale, il gruppo di potenze guidate dall’Inghilterra non solo impedisce il legittimo commercio dei suo avversari, ma, servendosi di pressioni spregiudicate, costringe anche paesi neutrali o ad abbandonare qualsiasi scambio commerciale che dispiaccia alle potenze dell’Intesa, o a limitarlo secondo i loro arbitrari decreti.
Il governo americano è a conoscenza dei passi che sono stati compiuti per costringere l’Inghilterra e i suoi alleati a tornare a rispettare le regole della legge internazionale e a rispettare la libertà dei mari. Ma il governo inglese insiste a continuare questa guerra di affamamento, che non tocca affatto la potenza militare dei suoi avversari, ma costringe donne e bambini, malati e anziani, a soffrire, per spirito patriottico, pene e privazioni che mettono in pericolo la vitalità della nazione.
La tirannia britannica perciò ingigantisce senza pietà le sofferenze del mondo, indifferente alle leggi dell’umanità, indifferente alle proteste dei neutrali.
…. Il governo imperiale non può più giustificare di fronte alla propria coscienza, di fronte al popolo tedesco e di fronte alla storia di non far uso di qualsiasi mezzo che possa consentire di porre fine alla guerra. Così come il Presidente degli Stati Uniti, anche il governo imperiale aveva sperato di poter raggiungere questo obiettivo attraverso le trattative.
Poiché i tentativi di giungere a un accordo con le potenze dell’Intesa sono stati respinti annunciando un’intensificata prosecuzione della guerra, il governo imperiale – per poter salvare il benessere del genere umano in senso generale e per evitare di danneggiare il proprio popolo, si vede ora costretto a continuare a battersi per l’esistenza, impiegando quindi nel modo più completo tutte le armi di cui dispone
."


Un giornale di trincea, “Im Schützengraben”, sottolineava, nell’anniversario dell’avvio della guerra sottomarina illimitata, i risultati a breve e a lunga scadenza raggiunti, il 3 febbraio 1918.
Immaginiamoci cosa significhi il fatto che i nostri sottomarini affondano ogni giorno l’equivalente di 1800 vagoni ferroviari a pieno carico; beni che altrimenti andrebbero a vantaggio della condotta della guerra e della vita economica dei nostri nemici….Il quadro è oggi chiaro: noi costruiamo sottomarini sempre più grandi e sempre più efficienti e in quantità nettamente superiore a quelli che vengono affondati. Nonostante i loro sforzi, i nostri avversari costruiscono meno navi di quelle che noi affondiamo.
…Negli ultimi mesi molti nostri sottomarini sono rientrati da lunghe crociere senza aver incontrato neppure un convoglio ed essendo riusciti a colpire solo un numero molto limitato di navi. Oggi le rotte commerciali marittime, un tempo così popolate, sono diventate silenziose e vuote. E nello stesso tempo enormi quantità di generi alimentari sono depositate per conto dei nostri nemici nei depositi di mezzo mondo. Per fare solo un esempio, in Australia tre milioni di tonnellate di grano sono stati distrutti dai topi. Mancano navi da trasporto e a casa, in Inghilterra, i poveri fanno la fame, mentre i ricchi vivono come prima
."

Bibliografia
W. Bihl (a cura di), Deutsche Quellen zur Geschichte des Ersten Weltkrieges, Darmstadt, 1991, pp. 181, 255, 379s.

 


Link

https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/submarines_and_submarine_warfare
https://www.britannica.com/topic/naval-warfare/Guerrilla-war-at-sea-the-submarine
http://www.icsm.it/articoli/ri/marenord1914.html 
http://www.icsm.it/articoli/ri/mediterraneo1914.html

 


Letture

Martin Gilbert, La grande storia della prima guerra mondiale, Milano, Mondandori, 2000
Basil H. Liddell Hart, La prima guerra mondiale (1914-1918), Milano, BUR, 2006
Ian F. W. Beckett, La prima guerra mondiale. Dodici punti di svolta, Torino, Einaudi, 2013
John J. Abbatiello, Anti-Submarine Warfare in World War I British naval aviation and the defeat of the U-Boats, Routledge, New York, 2006