La Rivolta di Pasqua

di Alessandro Chebat

"E se l’eccesso d’amore – Li avesse ingannati fino ad ucciderli – Lo trascrivo in un verso – MacDonagh e MacBride – e Connolly e Pearse – D’ora in poi – Ovunque si indossi il verde – Sono cambiati, cambiati radicalmente – Una bellezza terribile č sorta”.
W. B. Yeats, Easter 1916

450 morti: 132 soldati, 63 insorti, 254 civili; oltre 500 feriti, 16 giustiziati.
Questi i dati semplici e terribili della rivolta dublinese del 1916, sarebbe tuttavia impossibile definire l’Insurrezione di Pasqua (Easter Rising) solo alla luce di questi numeri; tanto più se si confronta il dato con la contemporanea mattanza dei primi anni di Guerra Mondiale. È perciò utile raccontare i punti salienti degli anni che precedono il Rising
Una buona data da cui partire è il 1913, anno in cui si addensano diversi avvenimenti importanti  per le sorti del popolo d’Irlanda.
Il 1913 è l’anno dell’approvazione del Home Rule Bill ( il terzo progetto di legge sull’autonomia irlandese). Dal 1800 con l’Act of Union (Legge sull’Unione) l’”Isola Verde” era infatti sottoposta alla diretta autorità del parlamento di Westminster.
Le lotte politiche del XIX secolo avevano portato all’emancipazione politica ed economica della maggioranza cattolica, ma la questione del parlamento dublinese rimase lettera morta fin dopo la fine della Grande Guerra. È da notare che questi risultati furono ottenuti attraverso metodi pacifici (è di questi anni l’invenzione del termine “boicottaggio”), ma nello stesso secolo, per volontà di attivisti più violenti, fu fondata una società segreta terroristica, l’Irish Republican Brotherhood. I membri di questa setta verranno chiamati “Feniani” (da Fein, eroe mitologico d’Irlanda) ed avranno un ruolo importantissimo nell’insurrezione.
Nel 1913 il gruppo parlamentare irlandese di Westminster - che rivendicava l’eredità delle mete raggiunte in maniera legale nell’800 - sembrava avere ottenuto un altro successo storico con la collaborazione del governo liberale di Herbert Henry Asquith. Con il già citato Home Rule Bill, il sogno di un parlamento irlandese era infatti a portata di mano.
Tuttavia in relazione a questa possibilità, i protestanti del Nord-Irlanda (Ulster), crearono un proprio corpo armato, l’Ulster Volunteer Force. Questo gruppo di pressione, sostenuto da industriali e possidenti anglicani, aveva il fine di mantenere le 6 contee nordirlandesi sotto la giurisdizione di Londra e quindi esentarle dalla riforma dell’Home Rule. In risposta ai volontari “orangisti” (in quanto si richiamavano ai sostenitori di Guglielmo d’Orange, re protestante del XVII secolo), la vecchia setta dei Feniani ed altri attivisti cattolici fondarono gli Irish Volunteers, corpo armato a difesa dei cattolici d’Irlanda.
In occasione della guerra, scoppiata nell’estate del’14, il leader parlamentare irlandese John Redmond spinse i Volontari ad arruolarsi nella British Expeditionary Force, con la prospettiva di velocizzare, come premio, l’autonomia isolana. Gli Orangisti ebbero la stessa pensata - venne infatti formata  la 36th“Ulster” Division - vanificando gli sforzi legali di Redmond.
 

Sotto la spinta dei Feniani ed in opposizione alle vie parlamentari, nell’aprile del’16 i comandanti dei Volontari rimasti in Irlanda (ca. 13.000 uomini) scelsero di sfruttare il momento di difficoltà bellica della Gran Bretagna. 
Patrick Pearse, Thomas Clarke, e Thomas MacDonagh, membri feniani del comitato dirigente dei Volontari, decisero di trasformare la tradizionale parata religiosa di Pasqua in rivolta armata per l’indipendenza. Ad essi si aggiunse il sindacalista James Connolly ed il suo servizio d’ordine (anch’esso armato), l’Irish Citizen Army; l’insurrezione sarebbe scoppiata il lunedì dell’Angelo del 1916. 
A causa di divisioni interne al gruppo dirigente dei Volontari, le autorità filo-britanniche in Irlanda non riuscirono a comprendere in tempo cosa stesse per avvenire. Per lo stesso motivo il numero dei ribelli a Dublino raggiunse a malapena i 2.000 uomini e furono ben poche le sollevazioni nel resto dell’isola. 
La mattina di lunedì 24 aprile, l’avanguardia degli insorti occupò quello che sarebbe diventato il loro quartier generale: l’edificio della Posta Centrale dublinese. Da qui Pearse, membro dei Feniani e della Lega Gaelica, proclamò la nascita della Repubblica d’Irlanda ed insieme a qualche centinaio di ribelli si preparò per una resistenza senza fini diretti, ma votata al sacrificio.
È da dire che la prima resistenza contro gli insorti provenne dalla cittadinanza di Dublino: la maggior parte della città vide infatti il Rising come una pugnalata alla schiena all’Inghilterra, impegnata nella più sanguinosa guerra della sua storia. Gli stessi parlamentari irlandesi condannarono in toto l’insurrezione.
Nei giorni successivi al lunedì, le truppe dell’esercito britannico (in particolare gli Sherwood Foresters) si avvicinarono a Dublino, stringendo la città in una morsa che avrebbe portato alla resa gli insorti. La resistenza casa per casa dei ribelli, tuttavia, rallentò l’avanzata delle truppe britanniche, così che ci vollero 5 giorni, 15.000 uomini e svariati pezzi di artiglieria per costringerli alla resa. Le cannonate che si abbatterono sul centro-città fecero “sperare” i rivoltosi in un fantomatico intervento dall’esterno, magari tedesco, che li potesse salvare dal vicolo cieco in cui essenzialmente si erano cacciati da soli.
Nulla di tutto ciò avvenne, gli Sherwood’s subirono ingenti perdite nei primi giorni di combattimento, ma il sabato obbligarono tutti i distaccamenti “verdi” alla resa.
Come scrisse Yeats, dopo quella settimana “cambiò tutto radicalmente”, ma non a causa della rivolta in sé, quanto per la durissima repressione inglese.
Nei mesi successivi vennero giustiziati 16 leader dell’insurrezione, tutti gli altri adulti vennero internati in campi di detenzione speciali, tra di loro il futuro primo ministro Eamon De Valera. La ferma repressione di Londra rese gli insorti dei martiri, quando il loro stesso piano iniziale difficilmente avrebbe portato alcunché alla causa irlandese.
La maggioranza dell’opinione pubblica dell’isola, fino ad allora molto fiduciosa nei progressi parlamentari dell’Home Rule, non aveva mai visto con favore la violenza del nazionalismo più estremista. I morti ed i prigionieri della Pasqua del’16 porteranno ad un primo rovesciamento di questa impressione. Per arrivare alla piena indipendenza, l’Irlanda dovrà tuttavia passare per sanguinose violenze continue ed una sanguinosa guerra civile (1922-’23), oltre che per battaglie politiche che porteranno alla costituzione della Repubblica dell’Eire nel 1937.


Gallery

Rivoluzionari che si esercitano a sparare sul tetto del Liberty Hall [AF MISGR Le Miroir, n.129 (1916)]
Soldati che sparano sui rivoluzionari con una mitragliatrice [AF MISGR Le Miroir, n.129 (1916)]

Testimonianze

La Rivolta di Pasqua

Gli irlandesi
Il 24 Aprile 1916 - Lunedi di Pasqua - dai gradini del General Post Office, in O'Connell Street a Dublino, Patrick Pearse proclamava la Repubblica d'Irlanda. Era iniziata la Rivolta di Pasqua del 1916. In basso è riportato il testo della proclamazione:
"POBLACHT NA h-EIREANN
IL GOVERNO PROVVISORIO DELLA
REPUBBLICA IRLANDESE
AL POPOLO DI IRLANDA
Uomini e donne d’Irlanda: In nome di Dio e delle generazioni del passato da cui essa riceve la sua vecchia tradizione nazionale, Irlanda, per mezzo nostro, raccoglie i suoi figli sotto la sua bandiera e si batte per la libertà.
Avendo organizzato e preparato i propri uomini attraverso la sua organizzazione segreta e rivoluzionaria, la Irish Republican Brotherhood, e attraverso le sue organizzazioni militari aperte, gli Irish Volunteers e l'Irish Citizen Army, avendo pazientemente perfezionato la sua disciplina e atteso con fermezza il giusto momento per rivelarsi, essa [l’Irlanda ndt] ora coglie quel momento e, supportata dai suoi figli esiliati in America e dai generosi alleati europei, ma facendo affidamento in primo luogo sulle proprie forze, essa si batte consapevole della sua vittoria.
Proclamiamo il diritto del popolo irlandese al possesso dell'Irlanda, all'illimitato controllo dei destini irlandesi e all'irrevocabile sovranità. La lunga usurpazione di quel diritto da parte di un popolo e di un governo straniero non lo ha estinto, non potrà mai essere estinto se non con l'eliminazione dell'intera popolazione d'Irlanda. Di generazione in generazione gli irlandesi hanno rivendicato il loro diritto alla libertà nazionale e alla sovranità: sei volte nei passati trecento anni l'hanno rivendicato con le armi. Basandoci su quel fondamentale diritto e rivendicandolo di nuovo con le armi davanti al mondo, con il presente documento proclamiamo la Repubblica d'Irlanda come uno Stato Indipendente e Sovrano, e impegniamo le nostre vite e le vite dei nostri compagni d'armi nella causa delle sue libertà, del suo benessere, e del suo prestigio fra le nazioni.
La Repubblica d'Irlanda è basata sulla fedeltà di ogni uomo e donna irlandese, e qui la rivendica. La Repubblica garantisce libertà civile e religiosa, uguali diritti e uguali opportunità a tutti i suoi cittadini, e dichiara di voler perseguire la felicità e la prosperità dell'intera nazione e di tutte le sue parti, curando tutti i figli della nazione in maniera uguale, immemore delle differenze promosse con diligenza da un governo straniero, che in passato ha diviso una minoranza da una maggioranza.
Finché le nostre armi non avranno determinato il momento opportuno per l'instaurazione di un Governo Nazionale permanente, rappresentativo dell'intera popolazione d'Irlanda ed eletto dal voto di tutti gli uomini e le donne, il Governo Provvisorio, costituito con il presente documento, amministrerà gli affari civili e militari della Repubblica in fiducia della popolazione.
Poniamo la causa della Repubblica d'Irlanda sotto la protezione divina, a Cui chiediamo benedizione per le nostre armi, e preghiamo, affinché nessuno che serva quella causa la disonori con la codardia, inumanità, o violenza. In questa suprema ora la nazione irlandese deve, con il suo valore, la sua disciplina e la prontezza dei suoi figli a sacrificarsi per il bene comune, dimostrarsi degna del maestoso destino al quale è chiamata".

Gli inglesi
"Sir John French, dopo aver lasciato il comando delle truppe britanniche sul fronte occidentale, tornò in Inghilterra per essere nominato comandante delle British Home Forces. L'azione più importante di French fu la soppressione della rivolta di Pasqua. La sera del 26 aprile 1916, French scelse Sir John Maxwell come governatore militare dell'Irlanda in una situazione di legge marziale. Durante la settimana tra il 2 e il 9 maggio, Maxwell fu l’unico responsabile delle sentenze pronunciate dopo processi senza difesa o giuria. Furono 3.400 le persone arrestate, 183 i civili processati, 90 dei quali condannati a morte. Quindici furono fucilati tra il 3 e il 12 maggio. Qui di seguito è riprodotta la relazione del generale Maxwell sulla rivolta di Pasqua:
La ribellione iniziava per mano di alcuni militanti del Sin Feinn i quali, presumibilmente seguendo ordini prestabiliti, hanno iniziato a sparare a sangue freddo a poliziotti e soldati. Allo stesso tempo prendevano possesso di vari importanti edifici e occupavano diverse case lungo le vie della città di Dublino, che potevano essere utilizzate per il passaggio di truppe.
La maggior parte dei ribelli non indossava alcuna divisa, e mescolandosi con i pacifici cittadini, rendeva quasi impossibile per le truppe distinguere tra amici e nemici fino a quando non veniva aperto il fuoco.
In molti casi le truppe che transitavano lungo una strada apparentemente occupata da persone disarmate, improvvisamente venivano bersagliate da colpi d’arma da fuoco provenienti da finestre e tetti. Questa era la situazione quando i rinforzi hanno iniziato ad affluire a Dublino.
Mentre i combattimenti continuavano in condizioni così confuse ed estenuanti, è possibile che alcuni cittadini innocenti siano stati colpiti. Va ricordato che la lotta era casa per casa, il fuoco dei cecchini era continuo, e che spesso era estremamente difficile distinguere tra coloro che al momento stavano sparando o avevano sparato sulle truppe e coloro che per vari motivi avevano deciso di rimanere sulla scena del combattimento.
Una volta iniziata la ribellione, i membri della Dublin Metropolitan Police - una forza disarmata - dovettero essere ritirati, o sarebbero stati colpiti senza pietà, come, infatti, era successo a tutti coloro che aveva avuto la sfortuna di incontrare i ribelli.  In loro assenza, molti degli elementi peggiori della città si univano ai ribelli i quali fornivano loro le armi.  Il registro della Dublin Magistrates' Court dimostra che diversi saccheggi sono stati perpetrati da tali elementi.
Ci sono stati numerosi episodi di spari deliberati contro le ambulanze e contro quelle persone coraggiose che volonterosamente assistevano i feriti. I Vigili del fuoco della città, accorsi a spegnare diversi incendi, vennero bersagliati da colpi d’arma da fuoco e dovettero ritirarsi.
Non appena era accertato che i ribelli si erano stabiliti in determinati punti, per prima cosa si procedette a isolarli, formando un cordone di truppe attorno a ciascun centro.
Per far ciò vennero occupate quelle strade adatte per formare un cordone unico. Alcune di queste strade, ad esempio North King Street, erano tenute dai ribelli che occupavano i tetti, le finestre superiori delle abitazioni e avevano innalzato barricate.
Il fuoco di artiglieria è stato utilizzato solo per eliminare le barricate, o contro singoli edifici fortemente difesi.  Le truppe hanno sofferto gravi perdite nel formare questi cordoni venendo sottoposte ad un continuo fuoco da tutte le direzioni, soprattutto durante le ore notturne da persone nascoste nelle case.
Per dare un'idea dell'opposizione offerta alle truppe di sua Maestà nell'esecuzione del loro dovere, si sono registrate le seguenti perdite:
Ufficiali: 17 uccisi, 46 feriti
Truppa: 89 uccisi, 288 feriti
Vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che, quando si è saputo che i capi della ribellione erano intenzionati ad arrendersi, gli ufficiali utilizzavano ogni sforzo per evitare ulteriori spargimenti di sangue; emissari vennero inviati tra vari gruppi isolati, cui è stato dato del tempo per prendere una decisione.
Non riesco a immaginare una situazione più difficile di quella in cui le nostre truppe si sono trovate; la maggior parte erano battaglioni di leva, o giovani della Territoriale dall'Inghilterra, che non avevano alcuna conoscenza di Dublino.
[…] Nonostante le circostanze sopra descritte, ritengo che le truppe nel complesso si sono comportate con la massima moderazione e abbiano svolto anche i compiti più sgradevoli in un modo che conferma la loro disciplina.
Le accuse riferitemi sul comportamento delle truppe saranno attentamente indagate. Sono però lieto di dire che sono poche in numero, e non tutte suffragate da prove certe.
Mi sono stati segnalati numerosi casi di persone inermi, uccise dai ribelli durante i combattimenti. Ad esempio: J. Brien, un agente della Dublin Metropolitan Police, è stato colpito durante il servizio a Castle Gate il 24 aprile. Lo stesso giorno un altro agente, M. Lahiff, è stato colpito mentre era in servizio a St Stephen's Green.  
Il 25 aprile R. Waters di Recess, Monkstown, County Dublin, è stato colpito a Mount Street Bridge mentre conduceva in auto, verso Dublino, il capitano Scovell, del R.A.M.C. [Royal Army Medical Corps ndt].
Erano tutti disarmati, compreso il capitano Scovell. In quest'ultimo caso non è stato lanciato alcun avvertimento all'automobile o ordinato all'autista di fermarsi.
Desidero sottolineare che la responsabilità per le perdite di vite umane - qualora si fossero verificate - la distruzione di proprietà e altri danni, sono interamente da addebitare a coloro che hanno progettato questa rivolta, e che, mentre l'impero è impegnato in una lotta gigantesca, hanno chiesto l'assistenza e la cooperazione dei tedeschi.


Link

https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/easter_rising_great_britain_and_ireland 
https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/pearse_patrick 
https://www.britannica.com/biography/James-Connolly 


Letture

Robert Kee, Storia dell’Irlanda, un’eredità difficile, Bompiani, Milano, 2006
Kevin Kenny (a cura di), Ireland and the British Empire, Oxford University Press, Oxford-New York, 2004
Robert Kee, The Green Flag, a history of Irish nationalism, Penguin Books, London, 2000
Guy Beiner, Between Trauma and Triumphalism: The Easter Rising, The Somme and The Crux of Deep Memory in Modern Ireland, documento digitale della Cambridge University Press, Cambridger, 2007 (https://www.jstor.org/stable/10.1086/510892