La battaglia della Somme

di Alessandro Salvador

“Non riesco mai a descrivere quell'odore debole, nauseante e orribile che per diverse volte mi ha quasi travolto del tutto".
Capitano britannico Leeham, a proposito del primo giorni di battaglia di la Somme

La battaglia della Somme, iniziata nel luglio del 1916, fu la conseguenza diretta di una strategia congiunta delle forze dell’Intesa stabilità durante un vertice a Chantilly nel dicembre del 1915. In quell’occasione vennero pianificate offensive congiunte contro gli imperi centrali. Alla base del progetto, il cui principale promotore era il capo di stato maggiore francese Joseph Joffre, che intendeva in questo modo tenere impegnato il nemico su tutti i fronti e mettere alla prova soprattutto la capacità della Germania di gestire una guerra su più fronti.
Sul fronte occidentale, questa strategia doveva risolversi in un attacco vasto e coordinato, il cui peso sarebbe ricaduto soprattutto sulle forze francesi, per allontanare i tedeschi dal nord del Belgio e ridurre il loro controllo sulle coste per alleggerire, al tempo stesso, la presenza di sommergibili sulla Manica. L’offensiva tedesca a Verdun, nel febbraio del 1916, provocò ingenti perdite da parte francese e costrinse l’Intesa a cambiare i propri piani affidando buona parte della responsabilità dell’offensiva al comandante del Corpo di Spedizione Britannico Douglas Haig. Il baricentro stesso dell’offensiva si spostò più a sud, partendo dal punto in cui le linee britanniche e francesi si congiungevano.
Il 24 giugno le batterie di artiglieria iniziarono il fuoco preparatorio, mettendo in campo quasi 3000 pezzi. L'intenso bombardamento durò per nove giorni e la convinzione di Haig era che alle truppe sarebbe bastato avanzare e prendere il controllo delle trincee nemiche. Il suo calcolo si rivelò erroneo, poiché l’artiglieria non aveva raggiunto i risultati sperati. Il primo luglio partì l’offensiva su un fronte di 30 km lungo il fiume Somme, con la sesta armata francese sul fianco destro e la quarta britannica su quello sinistro. Dall’altra parte, li attendeva la seconda armata tedesca.
Per le truppe del corpo di spedizione britannico era quasi un battesimo del fuoco. Nonostante la loro presenza al fronte da lungo tempo, si trattava della prima offensiva di massa in cui la loro presenza aveva un peso decisivo. Fu anche un momento importante per valutare se la riforma delle forze armate voluta da Lord Kitchener avrebbe avuto effetto. La Gran Bretagna, che all’inizio del conflitto disponeva solo di un ridotto esercito professionale, aveva in seguito aperto la strada all’arruolamento di volontari per integrare i propri ranghi. Si trattava di persone motivate ma che non avevano la preparazione e l’addestramento delle loro controparti tedesche.

Il debutto di questo nuovo modello di esercito fu devastante. Nel primo giorno di combattimenti, il primo luglio, i britannici stabilirono un record di perdite in una singola giornata, con quasi sessantamila tra morti e feriti. La prima fase dell’offensiva si concluse comunque a favore dei britannici e dei francesi e la seconda armata tedesca subì perdite importanti e dovette arretrare.
L’attacco, su ordine di Joffre, proseguì per mesi, a fasi alterne. In settembre le truppe britanniche impiegarono per la prima volta dei carri armati in combattimento. Vennero schierati 50 carri, appoggiati da compagnie di artiglieria. A causa di problemi tecnici e meccanici, tuttavia, i carri effettivamente impiegati furono solo 24. Nonostante abbiano ottenuto l’effetto di sorprendere il nemico e di scompaginare le sue difese, i mezzi corazzati si rivelarono inaffidabili e il loro impiego fu considerato prematuro. Le diverse fasi offensive, quindi, si protrassero fino al 13 novembre, quando le truppe inglesi occuparono la fortezza di Beaumont Hamel. Si concludeva, quindi, la fase più accesa della battaglia della Somme. I combattimenti continuarono, poi, con intensità decisamente minore, fino alla primavera successiva. Nel bilancio generale, la battaglia risultò una delle più tragiche di tutta la guerra, con una conta delle perdite che, includendo entrambi gli schieramenti, superò il milione. Sul piano dei risultati pratici, l’Intesa guadagnò dodici chilometri di fronte. Il significato vero, però, va trovato sul piano strategico e morale. Il Corpo di Spedizione Britannico ebbe l’occasione di dimostrare di avere acquisito le tattiche e le modalità per affrontare una guerra sul continente. I tedeschi, anche se ressero il colpo nonostante l’impegno su più fronti, sembrarono finalmente vulnerabili.


Gallery

Soldati inglesi nelle retrovie. luglio 1916 [Le Miroir n.138]
Cannone navale inglese nell'atto di fuoco. luglio 1916 [Le Miroir n.138]

Testimonianze

Voci dalla Somme

L’Offensiva della Somme fu una grande battaglia combattuta dall’impero britannico contro quello tedesco. Il primo giorno dell'offensiva fu il peggiore nella storia dell'esercito britannico, che subì circa 60.000 vittime, soprattutto sul fronte tra la strada Albert-Bapaume e Gommecourt. In questo settore l'attacco si risolse in un completo fallimento e solo pochi inglesi raggiunsero le linee tedesche. L'esercito britannico sulla Somme era un insieme composto dai resti del piccolo esercito regolare d’anteguerra, dal Territorial Army e dal Kitchener’s Army, in parte formato dai Pals Battalions (“battaglioni di amici”), reclutati tra i giovani dello stesso quartiere, tra i tifosi di squadre di calcio, una stessa classe scolastica, gli sportivi, i commercianti, gli addetti ai trasporti, gli impiegati pubblici e persino gli artisti.
La Somme fu una delle battaglie più sanguinose della Prima guerra mondiale. In occasione della Conferenza di Chantilly, il 15 novembre 1916, la stima iniziale fu di oltre 485.000 vittime britanniche e francesi e 630.000 tedesche. Friedrich Steinbrecher, un ufficiale tedesco, scrisse: «Somme. Tutta la storia del mondo non può contenere una parola più orribile».

Intrappolati in un rifugio
Gefreiter Fritz Heinemann
2° Compagnia, 165° Reggimento di fanteria

Mouquet Farm, 26 settembre 1916
Improvvisamente, alle 2:30, il nemico scatenò un devastante fuoco continuo sulla posizione che si trovava di fronte a noi. Era chiaro che gli inglesi si stavano preparando ad attaccare.
[...] Ci preparammo al peggio. La situazione non era molto favorevole poiché avevamo solo i nostri fucili – e nessuna mitragliatrice o bombe a mano. Poi è venuto il grido impaurito: “Stanno arrivando!" Per quanto potessimo vedere i Tommies stavano muovendo rapidamente in avanti. La nostra prima linea deve avere stato completamente devastata dai bombardamenti, non avevamo sentito il fuoco di alcun fucile o mitragliatrice. Di fronte all'ondata in arrivo, non avremmo potuto fare altro che ritirarci sulle posizioni arretrate. Ma ci avrebbero sparato addosso come conigli. E restare per difendere il posto era un suicidio.
I Tommies oltrepassarono presto la nostra posizione su entrambi i fianchi e non passò molto tempo prima che iniziammo a subire il fuoco da dietro. Gli inglesi erano abbastanza vicini da lanciare bombe a mano. Dopo che molte di esse esplosero nelle vicinanze saltammo dalle nostre buche, diretti ai due ricoveri. recuperammo qualche pezzo di legno e due cappotti, e li mettemmo all’ingresso del ricovero per aiutare a proteggerci dalle schegge. Sbirciai fuori attraverso i cappotti per osservare il nemico, le truppe che trasportavano mitragliatrici e munizioni. Due inglesi passarono a pochi passi della porta del ricovero ma non tentarono di entrare.
Le ore passavano lentamente nell'incertezza assoluta, Saremmo morti o ci avrebbero presi prigionieri? Eppure, tutti noi avevamo una flebile speranza che ci saremmo salvati se la nostra fanteria avesse contrattaccato. Rimanemmo senza acqua e la sete era insopportabile. All'improvviso una tremenda esplosione scosse il ricovero, buttandoci a terra e spegnendo le poche candele che facevano luce. Un proiettile di grosso calibro era caduto proprio davanti all'ingresso. Eravamo sepolti vivi!
[...] L'aria era densa di fumi e difficile da respirare. Dal momento che non potevamo più sperare di sfuggire, un uomo iniziò a gridare e battere per attirare l'attenzione. Il tenente Liebau lo fermò, spiegando che il chiasso non avrebbe fatto altro che attirare il fuoco inglese.
L'uomo che era stato ferito più volte era l'unico tra noi che parlava bene l'inglese. Non aveva perso conoscenza così lo spostammo all'ingresso bloccato del rifugio. Poi abbiamo cominciato a battere sui parapetti, sperando che qualcuno avrebbe sentito il rumore. Improvvisamente sentimmo delle flebili voci inglesi. Fu difficile in un primo momento per lui a gridare e sentire attraverso la barriera di terra, ma riuscì a far capire a quelli dall'altra parte che eravamo completamente esausti e non potevano scavare da soli. Al che sentimmo il rumore di pale che scavavano la terra. Pensando all'aria fresca dell'esterno, fui animato da nuove forze e iniziai a spostare la terra con le mani.
[...] Infine, un foro grande come un piatto fu aperto attraverso l'ingresso, lasciando entrare la luce e inondando il ricovero di aria. Presto il buco è stato ampliato in misura sufficiente da permettere a ciascuno di noi di strisciare fuori, uno dopo l'altro. Due soldati in uniforme kaki stavano in attesa, con i fucili spianati. Molti dei nostri ignorarono le armi dopo aver visto un po' di erba sulla parete della trincea. Essi la strapparono ciuffi e si riempirono il più possibile la bocca con essa. Guardando questo, uno dei soldati nemici mise mano alla sua borraccia d’acqua e la passò in giro. Non dimenticherò mai questo gesto, per tutta la mia vita.

Primo assaggio del campo di battaglia della Somme
Capitano R.J. Trousdell, 1 ° Battaglione, Princess Victoria's Royal Irish Fusiliers

Non ho dimenticato nulla di quella prima visita al campo di battaglia della Somme. Nessun segno di vegetazione era visibile: i crateri si estendevano per miglia quadrate - squarci strappati alla superficie, più o meno continui e profondi rispetto al resto – indicavano le trincee, e in queste le nostre truppe cercavano di sopravvivere, bombardate giorno e notte fino a quando non si spingevano avanti per l'attacco o venivano sostituite da altre truppe - solo meno infangate e stanche di loro, dopo un paio di giorni di cosiddetto "riposo". Fitti e lussureggianti boschi erano ridotti a qualche scarno e scheggiato tronco. Spogliato di ogni foglia e ramoscello - senza sottobosco - quasi senza radici. Villaggi scomparsi come se non fossero mai esistiti; ciò che il bombardamento ha lasciato l'esercito ha rimosso - il legno è stato usato come combustibile o per fabbricare dei ripari per la trincea; i mattoni e le pietre per la riparazione delle strade. Si potrebbe stare al centro di quello che era stato Mametz o Fricourt, o molti altri villaggi di forse tre-quattrocento abitanti e l'unico segno rimasto della località era una bacheca che porta il nome di quello che era stato. Da ovest di Montauban fino a Bernafay Corner era una fila interminabile di trasporti - camion, carri di munizioni, carri di viveri, materiali del Genio e ambulanze. La congestione del traffico sulle poche strade dissestate di questo settore era terribile. I carri di viveri potevano impiegare fino a sedici ore per fare un solo viaggio dalle linee fino ai comandi di unità e ritorno. La strada era orribile, una colonna poteva restare ferma un'ora intera prima di fare un metro, a rischio di essere bombardata in qualsiasi momento, e quando tornavano indietro la strada era un campo fangoso, il telo da carro era l'unica copertura per gli uomini – i cavalli affondavano nel fango fino ai garretti - mai abbeverati, mai puliti - ma non hanno mai mollato.

Non c'è un solo albero, solo crateri
Unteroffizier Paul Melber
1 ° Compagnia Mitragliatrici , 28 ° Reggimento Fanteria, Divisione bavarese di riserva

Siamo in un tunnel scavato nel gesso. E’ pieno di uomini – commilitoni che giacciono addormentati ovunque. L'aria è terribilmente pesante, da quando la maggior parte dei nostri pozzi di ventilazione sono stati tappati. Arriva la notte, e fervono i preparativi per il balzo in avanti. La strada dietro il cimitero lungo la principale per Lesboufs è piena di uomini e materiali.
Non c'è un singolo ceppo di albero sulla strada da utilizzare come riferimento nella ricerca della linea più avanzata. Solo crateri. La linea è dove un elmetto sporge dal terreno. Se si ha la sfortuna di spingersi troppo lontano si finisce in braccio agli inglesi. Alla ricerca della posizione chiamo a bassa voce e finalmente trovo risposta dall’occupante di un cratere, una buca vicino alla mitragliatrice. Il cratere è di almeno cinque metri di diametro e pieno di melma e acqua sul fondo. La mitragliatrice è pronta a sparare sul bordo del cratere. A pochi passi di distanza un buco è stato scavato nel lato del cratere ed è coperto da un tappeto di terra. Qui è dove si dorme. Se i Tommies non ci infastidiscono, questa sarà la nostra casa per quattro giorni.
I nostri “amici” nei loro crateri dall'altra parte della linea rimangono stranamente silenziosi. Che è cosa sempre sospetta. Intorno alle 10:00 un uomo della mia postazione grida, «Caporale! I razzi gialli"; in un istante io sono fuori dal nostro buco e sparo in aria con la pistola lanciarazzi.Un attimo dopo, ancor prima che il razzo esploda, la furia urlante di Satana sembra crollare sotto forma di uno sbarramento tedesco, a soli trenta o cinquanta metri davanti a noi. L’attacco inglese o le pattuglie in perlustrazione si dissolvono. Colpi di fucile e bombe a mano che esplodono continuano per un certo tempo, ma gli inglesi non ci sparano con la mitragliatrice per paura di tradire la loro posizione.
Alle 10:00 della notte seguente gli inglesi riprendono il loro bombardamenti sulle nostre linee arretrate. Razzi bianchi vengono sparati attraverso l'oscurità. Poi, pfff ... razzi gialli, immediatamente alla sinistra di noi, congelano il sangue nelle vene. Stanno arrivando! Immediatamente, il nostro sbarramento fende l'aria e il terreno. Le esplosioni dell’artiglieria mostrano le sagome dei Tommies. Urla ... la terra è sollevata dal furioso fuoco dei cannoni. Tutti stanno sparando o lanciando granate.
[…] Abbiamo già sparato 500 colpi con la mitragliatrice. Il mio servente armeggia con una nuova scatola di munizioni, spingendo il nastro nell’otturatore della mitragliatrice. Si spara di nuovo ... tack-tack-tack-rrack ...! Dio del cielo, si è inceppata! La mitragliatrice è tirata giù nel cratere e portata rapidamente nella nostra buca. In fretta vengono esaminati l’otturatore e il nastro. Il nastro è bagnato. Gettalo via! Spingendone dentro uno nuovo, ho notato che tutti sono coperti di umidità. La mitragliatrice è rimessa sul bordo del cratere. Grazie a Dio, il nuovo nastro scorre liberamente.
La terra fangosa della linea del fronte sputa fuoco. Dobbiamo continuamente stare chinati poiché i proiettili della nostra artiglierie saettano sopra le nostre teste e vanno a cadere nelle file degli inglesi. Alla fine, gli spari cessano. Razzi bianchi ancora illuminano il paesaggio frastagliato, non si vede nessuno. L'attacco è spezzato. Giacciamo esausti sul bordo del cratere - con i cuori martellanti, il bruciore agli occhi e la gola riarsa dalla sete. Ma le nostre ossa sono ancora a posto.

Quando la morte è ovunque intorno a noi, la morte diventa un avvenimento poco importante
Capitano Charles K. McKerrow
Ufficiale medico del 10 ° Battaglione, Northumberland Fusiliers

11 luglio 1916
Ho realizzato il mio posto di primo soccorso e ho avuto grande successo per questi miei quattro giorni, posso dire che abbiamo salvato molte vite. Oserei dire che altri avrebbero potuto fare bene ma non meglio di quel che ho fatto; nessuno avrebbe potuto eguagliare i miei barellieri. Un vecchio veterano mi disse: "Stanno facendo quello che Cristo avrebbe fatto". E’ davvero bello vedere questi tizi che passano attraverso le tempeste di granate per aiutare i propri compagni. Sono molto orgoglioso e spero di poter ottenere dei riconoscimenti per loro, oltre a quelli interiori della loro coscienza. Dopo tutto qui non ci sono stragi come a Loos. Tra i feriti, circa solo un terzo è grave. Saresti molto più contenta di avermi a casa con un braccio rotto o una bella ferita che non vedermi tornare affatto, ma con buona probabilità io non sarò nemmeno graffiato.
Povero Rix, è stato ucciso da una granata, l'altro giorno, da qualche parte dietro la linea del fronte. Mi dispiace molto perché era un bravo ragazzo.
[…] Questi incidenti capitano, ma, forse il suo sacrificio potrà soddisfare Moloch per un po’ di tempo.
10 luglio 1916
Sono così pentito, ho mandato solo una cartolina campo in questo periodo. Siamo stati proprio nel mezzo della battaglia ma ora sono al sicuro.
[...] La Divisione si è ben comportata e ha eliminato molti Unni, ma è piuttosto malconcia. Siamo stati fra i più fortunati, perdendo solo due ufficiali e 180 uomini o giù di lì. Per caso eravamo impiegati in un settore meno caldo. L’11° ha avuto meno fortuna. Il loro MO [ufficiale medico ndt] è stato ferito e parecchi ufficiali feriti e uccisi. Il povero Tullock è stato ucciso. Puoi dire a Mrs Carrick che la sua morte è stata rapida e indolore, il proiettile è andato dritto al cuore. Credo possa essere di qualche consolazione per i suoi familiari.
Ho avuto un barelliere morto e cinque feriti. Sono lieto di dire che Kirtly e Coulson sono illesi. Sono stati entrambi fortunati nonostante abbiano lavorato senza risparmio. Circa 1000 uomini sono stati trattati nel nostro posto di medicazione negli ultimi 3 giorni. Provengono da tutti i reggimenti: gallesi, inglesi, e un paio di scozzesi. Il combattimento, fino ad ora, è costato molto ai Northumberland. Credo che stiamo facendo abbastanza bene. Ho avuto un sergente maggiore della Croce Rossa (un prigioniero) che ha lavorato con me per un giorno. Era stato catturato nel posto di medicazione. Veniva da Karlsruhe. Non è una strana coincidenza? Ha pianto di gioia quando ho parlato con lui in tedesco [il dottor McKerrow aveva studiato a Karlsruhe ndt]. C'erano circa 15 Unni feriti nel posto di medicazione. Erano molto magri e sporchi. Li ho trasferiti il più presto possibile.
[...].

19 Luglio 1916
Siamo sotto il fuoco d’artiglieria
[...] da una quindicina di giorni e sta iniziando ad essere dura. Come battaglione abbiamo avuto una fortuna straordinaria. Due o tre ufficiali feriti, e, finora, nessuno ha ucciso. Però non abbiamo ancora dovuto fare un attacco fallimentare, dove si verificano le perdite maggiori. L'altro battaglione della nostra brigata ha subito perdite molto più pesanti. Due volte dovevamo uscire all’attacco dei capisaldi, ed entrambe le volte il battaglione davanti a noi è stato fatto a pezzi, e abbiamo dovuto rintanarci ed aspettare. Senza dubbio verrà anche il nostro turno.
Questo non mi toccherà, solo che perderò alcuni amici, e questo mi affligge. Dove sono io, o dove è probabile che sia, la copertura non è affatto male. Credo molto nel fato; tuttavia non esco a rischio di essere colpito. Il clima è perfetto, e tutti i nostri aerei sono in volo per vedere che cosa possono scoprire. Tra te e me, gli Unni stanno vivendo un pessimo momento. Li stiamo asfissiando di granate. Nonostante ciò, lottano coraggiosamente anche se i metodi sono abominevoli. Di loro parlerò più avanti. Non mi chiedere di conoscere o di scrivere o pensare a chi è un tedesco, in un futuro. Sono tutti i più vili, ripugnanti, striscianti rettili che la Kultur potrebbe produrre. È un dato di fatto, sono tutto cervello e poca anima. Parlano molto di quest’ultima e delle loro varie virtù. Ma hanno solo una virtù che è il coraggio. Dopo tutto, l’ermellino e il ratto sono gli animali più coraggiosi.
Credo che andremo a riposo molto presto.
[...] Per quanto tempo nessuno lo sa. L'ultimo riposo è stato di 3 giorni, e siamo stati costantemente bombardati. La resistenza degli Unni è senza dubbio molto meno forte rispetto a prima, e in ciò si vede un felice presagio. Molti considerano la guerra quasi vinta. Certo, questa nostra offensiva, anche se a rilento, è stata decisiva, e deve aver preoccupato parecchio gli Unni. Haig sembra aver trovato il modo di trattarli.
Poveri noi. Mi dispiace molto per John.
[...] La morte è una cosa molto terribile per coloro che non sono in questo macello. [...] Quando la morte è ovunque intorno a te, e gli uomini accanto a te, o tu stesso, possono saltare in aria, la morte diventa un avvenimento ben poco importante. [...] Come altre cose, l'uomo ha ignorato la morte e la tratta come qualcosa di cui parlare pallido in viso e con il fiato sospeso. Due tizi escono per procurarsi dell’acqua e uno solo ritorna. Chiede a lui un amico: «Dov'è Bill?» «Una whizzbang [la whizzbang era una granata d’artiglieria da campagna tedesca, da 77 o 105 mm; il termine deriva dall’alta velocità della granata prima di esplodere ndt] gli ha staccato la testa»; può apparire non molto simpatico, ma è l'unico modo di vedere le cose e rimanere sani di mente. Si può essere certi, tuttavia, che lo stesso uomo avrebbe portato in spalla Bill per dieci miglia se c'era una qualche possibilità di sistemargli di nuovo la testa.

Una lettera postuma
Caro Mr Leather

In risposta alla sua richiesta di informazioni sul caporale Leather che ho ricevuto oggi, posso solo dire che suo figlio ha incontrato la sua fine nel bosco il 20 luglio, stando in prima linea della battaglia. È stato prima ferito alle gambe, più di uno dei suoi compagni è stato ucciso nel tentativo di portarlo al riparo, e poco dopo è stato ucciso da una granata. Questo è tutto quello che ho potuto raccogliere, ma tutti mi dicono che vostro figlio si comportò, come sempre, come un vero uomo e un soldato. Eravamo tutti estremamente dispiaciuti della sua morte, abbiamo apprezzato le sue buone qualità di combattente, mentre la sua conoscenza della lingua tedesca faceva di lui uno degli uomini più utili della compagnia. [...].

Bibliografia
Lyn Macdonald, 1914-1918: Voices & Images of the Great War, Michael Joseph, London, 1988
Andrew Roberts, Love Tommy: Letters Home, from the Great War to the Present Day, Osprey Publishing, Oxford, 2012
Andrew Roberts, Letters from the Front: From the First World War to the Present Day, Osprey Publishing, Oxford, 2014


Biografia

Cesare Battisti

Cesare Battisti, politico, irredentista, giornalista e militare italiano, nacque a Trento il 4 febbraio 1875. Proveniente da una famiglia di estrazione medio borghese, crebbe nel Trentino asburgico, frequentò il ginnasio nel capoluogo tridentino e compì infine gli studi universitari  a Firenze, dove si laureò in Lettere nel 1897, con una tesi sulla geografia del Trentino. Durante gli anni dell'università si avvicinò all'irredentismo e agli ideali socialisti. Negli anni successivi continuò a rielaborare il proprio lavoro di tesi, agganciandolo agli ideali irredentisti miranti ad annettere il Trentino al regno d'Italia. Battisti giustificava le proprie tesi in base ad un criterio linguistico-culturale, ossia la presenza in Trentino di una netta maggioranza italofona, nonché ad un criterio geografico, cioè l'appartenenza dello stesso ai confini naturali dell'Italia. Rientrato in patria abbracciò il giornalismo e la politica nelle file socialiste. Nel febbraio del 1895 fondò la Rivista popolare trentina, soppressa al primo numero. Nel 1896 fondò il settimanale L'Avvenire del lavoratore, nel 1900 il quotidiano Il Popolo e il settimanale illustrato Vita Trentina.  Battisti coniugò strettamente l'attività editoriale con quella politica, dando vita alla Società degli studi trentini, battendosi per l'istituzione di un'università italiana a Trento e caldeggiando  il distacco del Trentino dal Tirolo, che nell'ottica dell'irredentista opprimeva materialmente e culturalmente la popolazione italiana. Nel 1904 fu arrestato durante gli scontri per l'inaugurazione della facoltà italiana di Giurisprudenza presso l'università di Innsbruck, assieme ad Alcide Degasperi e al futuro compagno d'armi Fabio Filzi. Alla testa del movimento socialista trentino, si occupò ampiamente di problematiche sociali, adoperandosi per il miglioramento delle condizioni di vita degli operai. Nel 1911 fu eletto deputato al Reichsrat a Vienna e nel 1914 presso la Dieta del Tirolo a Innsbruck. Gli ideali di Battisti, nel corso di questo decennio di intensa attività politica, andarono radicalizzandosi, passando dall'idea del Trentino come territorio autonomo all'interno della duplice monarchia al distacco del Welschtirol, il Tirolo italiano, dalla madrepatria.  Dai discorsi pronunciati in parlamento emerge un Battisti sempre più persuaso dell'impossibilità di una pacifica convivenza tra italiani e tedeschi, finché il Trentino si fosse trovato entro i confini dell'Impero Austro-Ungarico. Complessivamente un'evoluzione in linea con lo sviluppo di quei movimenti nazionalisti, molto attivi soprattutto all'interno della componente slava dell'impero, ben più numerosa e rilevante di quella italiana, che tra fine '800 e inizio '900 scuotevano le strutture della monarchia asburgica.

La scelta di campo definitiva da parte di Battisti avvenne l'11 agosto del 1914, appena poche settimane dopo lo scoppio del primo conflitto mondiale, quando il patriota trentino si trasferì in Italia assieme alla famiglia. Inseritosi all'interno dell'interventismo democratico, da subito iniziò una febbrile attività propagandistica tenendo comizi in tutti le principali città italiane, scrivendo infuocati articoli a favore dell'ingresso in guerra a fianco dell'Intesa e contro l'Austria-Ungheria, suscitando notevole imbarazzo data la posizione dell'Italia all'interno della Triplice Alleanza.

Nel maggio del 1915, con l'ingresso dell'Italia nella grande guerra europea, Battisti si arruolò volontario nel Regio Esercito italiano. La sua grande fama di geografo ed esperto conoscitore della geografia del Trentino spinse gli alti comandi ad inserire Battisti nella 50° Compagnia del Battaglione Alpini Edolo. Distintosi per il suo coraggio e sprezzo del pericolo in numerose azioni rischiose  ricevette diversi encomi, raggiungendo in breve il grado di ufficiale. Divenuto Tenente nel Battaglione Alpini Vicenza, tra maggio e giugno del 1916, in occasione della Strafexpedition, si trovava a Malga Campobrun (Piccole Dolomiti, ai confini con il Veneto). Il 10 luglio durante la controffensiva italiana, il Vicenza, comandato da Battisti (e Filzi come subalterno), ricevette l'ordine di occupare il monte Corno di Vallarsa. Durante lo sfortunato attacco il Vicenza fu decimato dalla fucileria Austriaca, mentre Battisti e Filzi furono riconosciuti e presi prigionieri. Tradotti al Castello del Buonconsiglio per il processo, i due irredentisti sfilarono come “trofei” per le vie di una Trento semideserta e fatti oggetto di insulti e violenze da parte delle truppe e funzionari austriaci. Rivestendo ancora la carica di deputato nonché suddito Austro-Ungarico, il 12 luglio 1916 Battisti fu accusato di tradimento e condannato alla pena di morte per impiccagione dopo un rapido processo dall'esito scontato. Secondo le cronache Battisti affrontò il processo con grande fierezza, non rinnegando il proprio operato contro l'ex madrepatria e chiedendo unicamente che fosse fucilato, in rispetto alla propria divisa, richiesta in seguito negata. La sentenza fu eseguita due ore dopo la fine del processo.

Figura tragica ed eroica, Battisti fu comunque un personaggio controverso. Considerato traditore da parte austro-ungarica, egli rappresentò le contraddizioni dell'irredentismo trentino. A fronte dei circa 1000 italiani che defezionarono, unendosi all'esercito italiano, furono tra i 60 e gli 80 mila i trentini che combatterono nelle file dell'Imperial-Regio Esercito. Pur tenendo conto del potere coercitivo dello stato Austro-Ungarico, rappresentato dalla leva obbligatoria, e il timore per l'incolumità delle proprie famiglie, non si può fare a meno di notare una certa freddezza della popolazione trentina nei confronti della causa irredentista. È indicativo che fu proprio un Kaiserjäger trentino, tale Bruno Franceschini, a riconoscere Battisti al momento della cattura. Tuttavia studi sempre più approfonditi delle scritture popolari di guerra hanno dimostrato al contempo una scarsa adesione degli stessi trentini alle regioni della guerra voluta dagli Asburgo, con diserzioni di massa sul fronte orientale e una sostanziale estraneità emotiva e culturale all'Impero austro-ungarico. Nel dopoguerra Battisti, malgrado avesse fatto parte dell'interventismo democratico e di idee notoriamente socialiste, fu celebrato e onorato dal regime fascista, il quale tributò al patriota trentino un monumentale mausoleo sul Doss Trento.


Link

http://firstworldwar.com/battles/somme.htm
http://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/somme_battles_of
https://www.raicultura.it/webdoc/grande-guerra/battaglia-somme/index.html#welcome


Letture

Gerhard Hirschfeld u.a. (Hrsg.), Die Deutschen an der Somme 1914-1918. Kriege, Besatzung, Verbrannte Erde, Klartext, Essen 2006
Martin Middlebrook, The first day on the Somme: 1 July 1916, Penguin, London 2006
Geoff Dyer, The missing of the Somme, London, Penguin 1994
Gerald Gliddon, Somme 1916: a battlefield companion, Stroud, Sutton 2006
John Keegan, Il volto della battaglia: Azincourt, Waterloo, la Somme, Milano, il Saggiatore 2010
Joshua Levine, Somme. Voci dall’inferno, Giunti, 2016