La presa di Gerusalemme

di Alessandro Salvador

"Tutti gli eserciti che hanno cercato di prendere Gerusalemme sono passati di qui, tranne quello di Giosuč, Filistei, Ittiti, Babilonesi, Assiri, Egizi, Romani, Greci, Franchi, Cavalieri Crociati, sono passati tutti da questa parte, e tutti hanno innaffiato la collina di Amwas con il loro sangue".
R.M.P. Preston, The Desert Mounted Corps, 1921

Nel dicembre del 1917, il corpo di spedizione egiziano dell’esercito britannico, coadiuvato da altri reparti britannici e australiani, occupò Gerusalemme togliendola al controllo dell’Impero Ottomano. Sir Edmund Allenby, inviato a comandare le truppe nel vicino Oriente nel luglio di quello stesso anno, aveva tenuto fede all’ordine ricevuto, di conquistare la città entro dicembre.
La conquista di Gerusalemme ha origine nel 1915, quando un contingente tedesco-ottomano riesce a prendere il controllo della penisola di Suez. L’anno dopo, le forze dell’ANZAC riguadagnano il controllo del canale e un corpo di spedizione britannico viene inviato col compito di assicurarne la protezione.
Nel corso del 1916, ai contingenti britannici presenti sul Sinai viene ordinato di estendere la propria area di controllo e di incalzare il nemico in Palestina. Lo scopo era duplice: da un lato si voleva prevenire una eventuale controffensiva ottomana, dall’altro si intendeva creare una situazione favorevole per aiutare le rivolte arabe che stavano minando il potere del sultano nell’area mediorientale.
Inoltre, anche la situazione sul fronte europeo giocò un ruolo sulla strategia britannica nel vicino Oriente. Il fronte occidentale era statico e il comando britannico cercava una vittoria per combattere la stanchezza di una guerra che si stava prolungando senza risultati significativi.
Al generale Archibald Murray, comandante delle forze britanniche, fu quindi ordinato di conquistare Gerusalemme. L’ordine avrebbe portato alle successive tre battaglie di Gaza. Sul piano tecnico, le forze britanniche erano in vantaggio. L’esercito ottomano, invece, poteva contare su un numero minore di effettivi, anche se disponeva della consulenza dei generali tedeschi von Kressenstein e von Falkenhayn. Questi, di fatto, esercitavano il comando reale delle truppe in Palestina, mentre il generale ottomano Jemal Pascià rimaneva un comandante nominale.

La prima battaglia di Gaza si risolse in un disastro per i britannici a causa dei problemi di comunicazione tra i reparti che portarono ad una offensiva scoordinata. Inoltre, le truppe di rinforzo chieste da Murray vennero negate. Il 17 aprile i britannici ci riprovarono facendo massiccio uso di artiglieria, gas asfissianti e carri armati, ma si risolse in un ulteriore fallimento. Murray e il generale australiano Dobell furono rimossi e, al loro posto, fu nominato comandante del contingente in Palestina il generale Edmund Allenby.
Questi riuscì a ottenere i rinforzi che gli servivano e attuò una serie di strategie diversive per cogliere di sorpresa gli ottomani. La tattica di Allenby consisteva nell’ingannare i turchi facendogli credere che l’attacco principale sarebbe stato ancora una volta diretto verso Gaza. Il piano riuscì e le truppe ottomane furono prese di sorpresa quando i britannici attaccarono Beersheba con un reparto di 40.000 uomini e cariche di cavalleria. La città più importante nel deserto del Neghev ospitava una guarnigione che, in seguito ai continui assalti della cavalleria, ripiegò su posizioni più arretrate, aprendo la strada verso Gerusalemme.
Successivamente, per il timore di un accerchiamento, le forze ottomane abbandonarono anche Gaza.
Falkenhayn riorganizzò le truppe su una linea di difesa posta lungo la direttrice Betlemme-Gerusalemme-Jaffa. Nonostante la resistenza sia stata in grado di respingere il primo assalto britannico, Gerusalemme cadde il 9 dicembre.
La principale debolezza degli ottomani si rivelò essere l’inferiorità numerica, che impediva di rimpiazzare le truppe affaticate o perse. Dall’altro lato, i britannici potevano avvicendare con un certo successo i reparti di prima linea.
La presa di Gerusalemme sancì la sconfitta dell’impero ottomano nella regione palestinese e, di fatto, l’inizio della crisi militare che lo portò alla sconfitta. Da parte dell’Intesa, si trattò di una vittoria importante per rinsaldare il morale duramente provato dalla staticità e dalla drammaticità del fronte occidentale.


Gallery

Turchi trasportano i propri feriti mentre si ritirano dopo la perdita di Gaza e di Jaffa [Le Miroir n. 210, 2 dicembre 1917]
Interno di una tenda medica turca [Le Miroir n. 210, 2 dicembre 1917]

Link

http://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/ottoman_empiremiddle_east
https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/centenary_israelpalestine
https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/egyptian_expeditionary_force
http://military.wikia.com/wiki/Battle_of_Jerusalem_%281917%29


Letture

Anthony Bruce, The last crusade: the Palestine Campaign in the First World War, London, John Murray 2002
John D. Grainger, The battle for Palestine, 1917, Woodbridge, Boydell Press 2006
Patrick M. Hamilton, Riders of destiny. The 4th Australian Light Horse Field Ambulance 1917 -18, Melbourne, Gardenvale 1996
Terry Kinloch, Devils on horses in the words of ANZACS in the Middle East, 1916-19, Auckland, Exisle Pub. 2007
David R. Woodward, Hell in the Holy Land: World War I in the Middle East, Lexington, University Press of Kentucky 2006
Peter Hart, La Grande Storia della Prima Guerra Mondiale, Newton Compton Editori, 2012