L'Offensiva dei 100 giorni
di Alessandro Chebat
All'indomani della Kaiserschlackt gli Alleati concordarono sull'opportunitą di passare all'offensiva il prima possibile. Le perdite subite dai tedeschi e l'afflusso delle forze armate americane avevano permesso agli Alleati di riguadagnare la superioritą numerica sui tedeschi, i quali potevano inoltre contare su pochissimi rinforzi. Inizialmente, l'obiettivo dell'offensiva non era quello di giungere alla resa della Germania, ma di sfruttare la disorganizzazione momentanea delle forze del Kaiser per creare il trampolino di lancio per l'offensiva finale del 1919. Il risultato dell'offensiva, tuttavia, avrebbe avuto risultati inaspettati.
Con l'offensiva di primavera (marzo-luglio 1918) l'esercito tedesco era riuscito a conseguire una profonda avanzata sulla Marna, senza tuttavia cogliere uno sfondamento decisivo. Il 18 luglio, il generale Ferdinand Fosch ordinò una controffensiva che bloccò prima i tedeschi e poi li spinse più a nord, scongiurando la minaccia su Parigi.
All'indomani della Kaiserschlacht gli alleati concordarono sull'opportunità di passare all'offensiva il prima possibile. Le perdite subite dai tedeschi e l'afflusso dell'esercito americano ad un ritmo di 10.000 uomini al giorno permisero agli alleati di riguadagnare la superiorità numerica sui tedeschi, i quali potevano inoltre contare su pochissimi rinforzi. Inizialmente, l'obiettivo dell'offensiva non era quello di costringere la Germania alla resa, ma di sfruttare la disorganizzazione momentanea delle forze del Kaiser e le posizioni precarie occupate dalle truppe tedesche per proteggere i principali centri logistici: il nodo ferroviario di Amiens e la linea Parigi - Avicourt - Chateu Therry. L'occupazione di queste posizioni sarebbe stata il trampolino di lancio per l'offensiva finale prevista per il 1919.
Foch accettò la proposta di Douglas Haig di colpire le difese nemiche sulla Somme costringendo così i tedeschi a liberare la linea per Parigi. Il terreno della Piccardia offriva inoltre le condizioni ideali per l'uso di carri armati.
L'8 agosto, dieci divisioni anglo-francesi supportate da 500 carri armati, investirono le posizioni tedesche che furono conquistate con straordinaria facilità. Il passaggio aperto dalla fanteria fu sfruttato dai carri armati che dilagarono nelle retrovie, disperdendo la fanteria tedesca che ripiegò in modo disordinato o fu catturata. Questo crollo senza precedenti fu definito da Ludendorff come il "giorno più nero dell'esercito tedesco".
Gli Alleati si erano aperti un varco di 24 chilometri a sud della Somme, catturando 17.000 prigionieri in un solo giorno; i tedeschi avevano inoltre sofferto 13 mila morti e feriti, a fronte di 6500 perdite alleate totali. Le operazioni continuarono per altri 3 giorni senza i risultati spettacolari dell'8 agosto, ma costringendo i tedeschi ad abbandonare il saliente conquistato nell'offensiva di primavera. Nonostante il rafforzamento della difesa tedesca e un aumento delle perdite per gli attaccanti, le forze alleate avanzarono di 19 chilometri. Dopo un acceso dibattito tra Foch e Haig, gli alleati decisero di sfruttare gli eccellenti risultati ottenuti riprendendo gli attacchi alla Somme. Il 2 settembre la III armata britannica avanzò verso Albert, respingendo i tedeschi per 55 chilometri. L'attacco fu successivamente esteso più a sud, dove la X armata francese occupò Noyon il 29 agosto. Allo stesso tempo, gli inglesi ripresero l'offensiva da Albert a Bapaume, che fu occupata dalle truppe neozelandesi.
Grandi brecce erano state aperte nelle linee tedesche consentendo agli Alleati di avanzare rapidamente verso la linea Hindenburg. Il 31 agosto le truppe australiane attraversarono la Somme attaccando la collina di Mont Saint-Quentin, che fu conquistata dopo un duro combattimento il primo settembre. Il giorno seguente, anche Peronne fu occupata. Nelle successive battaglie, gli anglo-francesi spinsero sempre più i tedeschi dietro la linea Hindenburg, specialmente nei settori tra Laon e Sait Quentin, tornando alle posizioni occupate nel marzo 1918. Un altro duro colpo fu inflitto dall'American Expeditionary Force, che occupò l'importante saliente di Saint-Mihiel sulla direttrice per Metz tra il 12 e il 19 settembre.
Nonostante la tenace resistenza dei soldati del Kaiser, l'alto comando tedesco non riusciva a trovare una risposta efficace ai furiosi attacchi alleati. Abbandonata l'idea di una controffensiva nelle Fiandre e ormai rassegnato alle dimissioni, Ludendorff il 7 settembre ordinò il ritiro generale dietro la linea Hindenburg per prolungare il più possibile la resistenza, nella convinzione che gli Alleati non sarebbero mai riusciti a attraversare le difese tedesche. Ciò avrebbe così permesso alla Germania di avviare negoziati di pace meno onerosi, evitando un umiliante armistizio.
La straordinaria rapidità del crollo tedesco convinse Foch ad elaborare un piano più ambizioso, che consisteva in una serie di attacchi concentrici con l'obiettivo finale di scardinare le difese tedesche. La prima di queste offensive fu lanciata il 26 settembre dalle forze americane nel settore della Mosa-Argonne. Il giorno seguente la I e la II armata britannica scatenarono un violento attacco nelle Fiandre, che dopo buoni successi dei primi giorni, rallentò di fronte alla dura resistenza tedesca e alla difficoltà nel rifornire le truppe.
Da parte sua, il comando di Ludendorff era sempre più convinto dell'opportunità di cogliere una soluzione "non militare" al conflitto. Le forze tedesche, nonostante il comprovato valore, erano denutrite, prive di riserve e composte da soldati inesperti che combattevano più per senso del dovere che per una vera speranza di vittoria. Il 29 settembre Foch ordinò l'attacco finale del settore centrale della linea Hindenburg: la IV armata britannica attaccò le posizioni sul canale di Saint Quentin, mentre l'esercito francese investì le fortificazioni circostanti. I furiosi combattimenti causarono gravi perdite da entrambe le parti, con le forze tedesche che apparentemente non mostravano segni di resa. Tuttavia, un attacco britannico lungo la parte meridionale del canale aprì una breccia nella linea Hindenburg in tutta la sua profondità. Gli effetti cumulativi degli attacchi concentrici avevano spezzato la capacità di resistenza dei tedeschi e consumato le loro ultime riserve.
Le forze tedesche furono costrette a ritirarsi, perdendo gran parte del terreno conquistato nel 1914, tuttavia, la sconfitta non si trasformò in una rotta, con i tedeschi che si ritirarono in buon ordine sulle nuove posizioni, le quali si trovavano ancora in territorio francese e belga. Nel complesso, la situazione lasciava poco spazio per l'ottimismo al comando di Ludendorff, che aveva perso oltre 360 mila uomini e 6400 pezzi di artiglieria: un quarto dell'esercito tedesco in campo e metà della sua potenza di fuoco. A peggiorare la situazione arrivarono anche gravi problemi di coesione e disciplina che si stavano diffondendo sempre più nelle retrovie. Ciononostante, il vero crollo morale si verificò ai vertici delle forze armate. Già il 29 settembre Ludendorff aveva incontrato il capo di stato maggiore Paul von Hindenburg affermando la necessità di aprire i colloqui di pace con gli alleati il più rapidamente possibile; una chiara ammissione dell'incapacità tedesca di resistere ad ulteriori attacchi. Il 3 ottobre fu inviata una prima nota al presidente Wilson nella quale i "quattordici punti" venivano accettati come base per i negoziati.
Questi aspetti convinsero gli Alleati della possibilità di porre fine alla guerra già nel 1918. Inoltre, nonostante gli straordinari risultati ottenuti, le perdite subite dalle forze alleate erano state molto elevate, pari a circa 700 mila tra morti e feriti, rispetto a più di 400 mila tedeschi (ai quali vanno però sommati altrettanti prigionieri). Queste considerazioni convinsero gli Alleati ad avviare i negoziati per l'armistizio, che ebbe luogo alle 11 dell'11 novembre 1918.
Quel giorno sul fronte occidentale tutte le armi tacquero, lasciando spazio a un'esplosione di gioia collettiva. Gli scontri, tuttavia, continuarono fino agli ultimi minuti di guerra: il soldato canadese George Laurence Price cadde sotto il fuoco di un cecchino tedesco in Belgio l'11 novembre alle 10.58, a soli 2 minuti dall'entrata in vigore del cessate il fuoco.
Non tutti i capi alleati concordarono sulla firma dell'armistizio, sperando che la continuazione della guerra portasse a una resa incondizionata della Germania. Profeticamente, Lloyd George disse che se i tedeschi avessero avuto una "boccata di ossigeno con l'armistizio, avrebbero potuto avere il tempo di organizzarsi e riprendersi", sottolineando "la questione se la sconfitta militare della Germania e l'esperienza diretta della guerra fatta dalla popolazione tedesca non fossero più importanti per la pace nel mondo della resa dell'esercito tedesco, in un momento in cui le sue armate erano ancora in territorio straniero ". Dello stesso tenore era una lettera di Sir Horace Rumbold, che scriveva" sarebbe un peccato se fossimo fermati prima di averli martellati a fondo sul fronte occidentale. Dobbiamo ricacciarli nel loro abominevole paese perché questo è l'unico modo di far capire a loro e al resto della popolazione cosa significa la guerra". All'indomani della resa tedesca, ancora più aspre furono le considerazioni del generale Pershing, il quale commentò: "suppongo che la nostra campagna sia conclusa, ma quale enorme differenza avrebbe fatto qualche giorno ancora di guerra. La mia paura è che la Germania non abbia capito di averle prese. Se ci avessero dato un'altra settimana, glielo avremmo fatto capire".
Tuttavia, da parte tedesca molti ufficiali con i loro uomini ancora nelle trincee, fucili in mano e in territorio nemico, si sentirono traditi da coloro che avevano firmato l'armistizio, consegnando la vittoria agli Alleati sul tavolo dei negoziati. In molti settori dell'esercito tedesco nacque il mito della pugnalata alle spalle ad opera di quei politici chiamati "traditori di novembre". Nonostante ciò, era un dato di fatto che l'esercito tedesco non fosse più in grado di resistere alla pressione degli alleati, dopo aver attraversato una profonda crisi a tutti i livelli.
Quella dei 100 giorni fu l'offensiva che rappresentava l'apice della strategia di guerra della prima guerra mondiale. Non erano state adottate soluzioni particolarmente innovative, ma la superiorità alleata in tutti i settori, l'uso di artiglieria, fanteria e carri armati fu implementato al massimo, così come il supporto logistico. Il risultato fu una battaglia di materiali e movimento che, pur abbattendo completamente il sistema di difesa tedesco, comportò enormi perdite per gli alleati i quali, per questo motivo, decisero di accettare anzitempo la resa tedesca.
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Biografia
John Joseph Pershing
John Joseph Pershing - il futuro comandante dell'American Expeditionary Force - nacque in una fattoria nei pressi di Laclede (Missouri) il 13 settembre 1860.
Proveniente da una famiglia benestante, dopo gli studi inizialmente la carriera di insegnante presso la scuola per bambini afroamericani a Laclede, ed in seguito all prestigiosa Truman State University di Kirksville.
Nel 1882,stanco dell'ambiente rurale del Missouri, decise di entrare all'accademia militare di Westpoint, che completò senza distinguersi nel 1886.
Trasferito nel Far West dove combatté le ultime guerre indiane, nel 1895 fu assegnato al X reggimento di Cavalleria, formato da reclute afroamericane e primo nucleo dei futuri Buffalo Soldiers. Divenuto poi istruttore militare a Westpoint si guadagnò il soprannome di Black Jack a causa della sua durezza. Nel 1898 prese parte alla breve guerra ispano-americana e successivamente alle dure operazioni di controguerriglia nelle Filippine.
Nel 1905 sposò Helen Warren, figlia di un potente senatore che favorì la sua carriera militare, facendolo passare in pochi anni da capitano a generale. Tuttavia, il matrimonio fu presto funestato da una tragedia, quando il 27 agosto 1915 la moglie e le tre figlie persero la vita in un incendio. Pershing non si sarebbe più risposato.
Dopo vari incarichi all'estero come osservatore militare, nel marzo 1916 il presidente Wilson lo incaricò di guidare una missione militare in Messico per bloccare i raid dei ribelli messicani e catturare Pancho Villa. Le truppe americane si spinsero in profondità nel territorio messicano e pur prevalendo negli scontri in campo aperto, esse non riuscivano a venire a capo della guerriglia così come Villa rimaneva imprendibile.
Lo stagnare delle operazioni in centro America e l'ormai imminente intervento americano nella grande guerra europea, spinsero Wilson a sospendere le operazioni nel febbraio 1917.
L'improvvisa morte nello stesso mese del generale Frederick Funston - già designato al comando della AEF - portò Pershing al comando del corpo di spedizione americano in Europa nel maggio 1917. Il compito affidatogli era arduo: egli doveva organizzare, addestrare e rifornire le forze congiunte dell'esercito e della guardia nazionale, che sarebbero cresciute da 27 mila uomini ad oltre due milioni di effettivi a fine guerra. Per far fronte a ciò Wilson delegò al generale piena autorità e libertà d'azione per ciò che comccerneva tutti gli affari militari.
Pershing arrivò in Francia nel giugno 1917 al seguito del XVI Reggimento di fanteria, rendendo simbolicamente omaggio alla tomba del generale Lafayette. Inizialmente, nei piani alleati le truppe americane, prive di esperienza e poco addestrate, dovevano essere aggregate alle forze anglofrancesi come rincalzo o al fine di rimpolpare unità in carenza di organici. Tuttavia, Pershing si oppose da subito allo smembramento delle forze americane, difendendo le proprie prerogative nell'intento di impiegare l'AEF in massa e come forza autonoma solo una volta completati gli organici l'addestramento.
Tra il 1917 e il primo semestre del '18 le forze americane furono impiegate con il contagocce, tuttavia, di fronte all'enorme pressione esercitata dalla Kaiserchlackt e il rischio del crollo del fronte occidentale, Pershing cedette alle richieste anglofrancesi, acconsentendo all'impiego di 8 divisioni. Queste truppe ebbero il battesimo del fuoco durante la seconda battaglia della Marna, con risultati alterni e forti perdite (12 mila morti, feriti e dispersi), ma risultarono decisive nel bloccare l'avanzata tedesca e la vittoria finale alleata. Fu però durante la grande controffensiva dei 100 giorni che il corpo di spedizione americano poté dimostrare tutto il suo potenziale. Tra il 12 e il 19 settembre le truppe di Pershing (550 mila uomini) presero il controllo del saliente di Saint Mihiel e una settimana dopo si unirono alle forze francesi nei furiosi combattimenti della Mosa-Argonne. Le perdite americane, anche a causa degli ostinati attacchi frontali orinati da Pershing, furono ingenti e non riuscirono a piegare definitivamente la difesa tedesca. Ciononostante, l'enorme pressione esercitata dagli americani den numerose truppe che Ludendorff non poteva rimpiazzare, indebolendo notevolmente la Linea Hindenburg. L'armistizio dell'11 novembre colse Pershing intento ad organizzare l'ultimo balzo in avanti verso Metz, che avrebbe condotto le forze alleate all'interno del territorio tedesco. Il generale accolse con freddezza la notizia dell'armistizio, poiché da una parte esso privava l'AEF di quella decisiva vittoria sul campo di battaglia che avrebbe dimostrato a tutti la potenza militare americana, dall'altra riteneva che il proseguimento dell'offensiva in territorio tedesco nel 1919 avrebbe reso più chiara e tangibile la vittoria alleata. Infatti, le preoccupazioni di Pershing risiedevano soprattutto nel fatto che la Germania non avesse compreso appieno l'entità della sconfitta subita.
Nel dicembre 1918 contrasse l'influenza spagnola, salvandosi miracolosamente e partecipando alla grande parata della vittoria a Parigi. in seguito partecipò alla conferenza di pace affiancando il presidente Wilson come parte della delegazione americana.
Nel primo dopoguerra, rientrato in patria, Pershing fu ricoperto di onori ed elevato a Capo di stato maggiore dello US Army, diventando il generale più decorato della storia americana. Fu inoltre molto attivo nelle associazioni ex combattentistiche e negli anni Trenta denunciò i pericoli derivanti dal riarmo tedesco e della politica aggressiva dei regimi fascisti. Durante la seconda guerra mondiale si fece sostenitore dell'intervento americano in Europa. Morì a Washington il 15 luglio 1948, assistendo al trionfo della potenza americana nel secondo conflitto mondiale.
Link
https://www.theworldwar.org/learn/about-wwi/hundred-days-offensive
https://www.iwm.org.uk/history/from-amiens-to-armistice-the-hundred-days-offensive
https://www.neversuchinnocence.com/hundred-days-offensive-first-world-war
Letture
H. Herwig, The First World War. Germany and Austria-Hungary 1914-1918, London-New York, Bloomsbury Academic, 2014
N. Thomas, L’esercito tedesco nella prima guerra mondiale 1914-1918 (trad. it di M. Pagliano), Gorizia, Leg Edizioni, 2015
P. Hart, La grande storia della prima guerra mondiale (trad. it di S. Crimi e L. Tasso), Newton Compton Editori, 2020.